Tavecchio «posticipa» Cremona
Scommesse, prima i casi più gravi

«Abbiamo avuto una riunione con lo staff al massimo livello e la procura e abbiamo messo a disposizione le risorse per operare con la massima celerità. Il problema è che i fronti sono due o tre: Catania, Catanzaro e altre ipotesi».

Lo ha sottolineato il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, in merito ai fascicoli aperti dalla procura federale che porteranno allo slittamento dei campionati di Serie B e Lega Pro. «Per le situazioni dove c’è la responsabilità diretta è facile indicare il futuro - aggiunge al termine del consiglio federale -, ma abbiamo anche i casi di responsabilità oggettiva che passa attraverso un’altra metodologia che al massimo passa con la penalizzazione nel campionato futuro».

Tavecchio, quindi, lascia intendere che il lavoro dell’ufficio del procuratore Stefano Palazzi si concentrerà prima di tutto sui casi del Catania e del Teramo che rischiano la retrocessione e poi passerà ad analizzare eventuali responsabilità oggettive di altri club, probabilmente anche quelli coinvolti nell’ultimo filone della Procura di Cremona.

Questo è il punto che interessa l’Atalanta, chiamata in causa dall’ultima parte dell’inchiesta di Cremona per le partite di Crotone e Ascoli con la richiesta di rinvio a giudizio formulata a carico dell’ex allenatore Stefano Colantuono. Se dunque la procura federale impegnerà l’estate per celebrare i processi che per via delle responsabilità dirette - e dunque delle probabilissime retrocessioni conseguenti - incidono sui calendari, è ormai scontato che nelle prossime settimane non arriveranno i deferimenti relativi a Cremona.

Senza deferimenti non si fanno i processi, dunque sia Colantuono che l’Atalanta possono - per ora - stare tranquilli. Soprattutto l’Atalanta, che in caso di penalizzazione (comunque molto improbabile) di quattro punti si sarebbe vista retrocedere in B per il principio dell’afflittività della pena. Così, invece, una qualunque penalizzazione sarà scontata nella prossima stagione, in serie A.

Il ct della Nazionale Antonio Conte, testimone eccellente in uno dei processi baresi sul calcioscommesse, è stato ieri a Bari per deporre all’udienza sulle due presunte partite truccate di serie B: Bari-Treviso (10 maggio 2008, 0-1) e Salernitana-Bari (23 maggio 2009, 3-2), vendute dai biancorossi, secondo i pm baresi, per complessivi 220mila euro.

«Cristian Stellini era con me alla Juventus quando vennero fuori le notizie sull’indagine barese. Mi disse che voleva parlarmi di qualcosa che era successo tempo prima, a Bari, durante la partita con la Salernitana, ma io gli dissi che non volevo sapere niente e di andare via. Poi lui si dimise». Delle presunte combine, quindi, Conte avrebbe saputo soltanto anni dopo con l’avvio dell’indagine penale.

Rispondendo alle domande Conte dice di aver «sempre incitato la squadra a giocare con impegno per vincere». Conte «esclude categoricamente» di aver notato per Bari-Treviso episodi che avrebbero potuto far pensare alla possibilità di alterazioni dei risultati. Ricorda anzi che in quella partita «l’impegno fu buono, l’impegno di una squadra che ha giocato la partita e che alla fine del primo tempo si è presa pure un cazziatone per aumentare i tiri». Qualche «stranezza» però Conte la notò nella partita con la Salernitana: «La vicinanza dei tifosi che premevamo e durante la partita esultavano anche quando segnava la squadra avversaria».

Prima della testimonianza di Conte, ha deposto l’ex giocatore del Bari Alessandro Gazzi. Riferisce di aver sentito alcuni compagni di squadra parlare nello spogliatoio «della possibilità di lasciare la partita al Treviso». E un anno dopo, prima della trasferta a Salerno, «Stellini fece una riunione con quasi tutta la squadra - ricorda Gazzi - dando indicazioni sull’atteggiamento da tenere campo, dal momento che il Bari era già promosso mentre la Salernitana aveva bisogno di punti». Dopo la partita, poi, «trovai un computer nello spogliatoio al mio posto. Un regalo mi dissero - dice Gazzi - e pensai che era perché avevo giocato la mia prima partita da capitano dopo cinque anni che ero al Bari. Ero imbarazzato e lo lasciai lì, ma il giorno dopo, pensando che fosse una scortesia nei confronti della squadra, decisi di prenderlo».

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