Totti merita un’uscita
da campione. Non l’ospizio

di Vittorio Feltri
Caro Direttore,
è evidente a chiunque che ormai Francesco Totti non ha più la freschezza atletica per disputare un campionato logorante quale il nostro, e che deve rassegnarsi al declino cui vanno incontro tutti gli esseri umani, non solo i calciatori. Quindi? È normale che la Roma pensi di sostituirlo riservandogli un ruolo dietro la scrivania anziché in campo. Ma c’è modo e modo di procedere, e quello scelto è stato il peggiore.

Sotto il profilo tecnico Spalletti ha ragioni da vendere; sotto quello psicologico e dello stile ha torto marcio. Il capitano non è un personaggio qualunque, un prestatore d’opera come tanti che guardano al grano e del resto se ne infischiano. Al contrario, durante la sua lunga carriera ha dimostrato in ogni forma di essere un romanista «de core», innamorato della maglia e del proprio pubblico al punto d’aver rifiutato trasferimenti vantaggiosi in club internazionali, ben più prestigiosi della Roma.

Non fosse che per questo egli avrebbe meritato un trattamento di riguardo; invece, è stato buttato via quasi fosse uno straccio inservibile. Una società ambiziosa che rappresenta la capitale, pertanto anche il Paese, avrebbe l’obbligo di avere atteggiamenti garbati con chi ha contribuito a renderla famosa nel mondo. I vertici giallorossi si sono inaspettatamente uniformati alla scalcinata etichetta in vigore nei palazzi dell’amministrazione comunale, dominati da gente che fino a qualche tempo fa badava esclusivamente a lucrare, ricorrendo perfino alla corruzione per fare bottino illecito. È un segno di decadenza intollerabile: Roma e i romani, la maggioranza dei quali sono vittime e non complici, almeno nel calcio vanno rispettati. Di più, onorati.

Ci auguriamo che i responsabili del pasticcio riconoscano i propri errori e provvedano a riparare, convocando Totti in una riunione amichevole nella quale il suo destino venga tracciato con delicatezza, tenendo conto di quanto lui ha dato alla squadra, pur avendo ricevuto compensi proporzionali. Un signore che ha deliziato le tribune non può essere considerato alla stregua di uno scarto ingombrante. Non basta l’età avanzata di un campione (l’unico che fin qui si è salvato nella nostra Patria) per farlo dimenticare in fretta e mandarlo in pensione con la preghiera di non toccare più il pallone.

È vero, le persone anziane di questi tempi sono invise ai giovani, che le considerano un impedimento alle proprie scalate professionali e si impegnano a relegarle all’ospizio, ma Totti, suvvia non ha ancora oltrepassato i quaranta. Non vogliono che giochi, non vogliono che governi? Gli diano un trono, sia pur piccolo, in maniera che regni come è giusto che sia. Uno come lui, Roma, non l’avrà più.

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