Price cap al gas, le due opzioni di Bruxelles

Quotidiano Energia - Arrivano le idee di Bruxelles sul price cap al gas, fortemente chiesto inizialmente dall’Italia e da pochi altri Paesi Ue ma in seguito sposato da numerosi Stati (Germania inclusa) e infine venerdì dalla stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen.


Si tratta, per il momento, di due opzioni tratteggiate in un non-paper che l’esecutivo comunitario presenterà mercoledì ai responsabili tecnici dei 27 e il 9 settembre al Consiglio Energia straordinario: un tetto di prezzo al gas importato dalla Russia e un limite alle quotazioni massime da introdurre in caso di emergenza nelle regioni europee che sarebbero più colpite dal taglio delle forniture di Mosca e meno in grado di diversificare gli approvvigionamenti (in pratica l’Europa centrale e orientale).

Diffuso da alcuni media, il non-paper (in allegato è disponibile quello pubblicato da “Euractiv”) indica i pro e i contro delle due opzioni, che non si escluderebbero a vicenda e potrebbero essere quindi introdotte tanto singolarmente che separatamente.

Inoltre, la Commissione ha preparato un secondo non-paper sul Ttf, la borsa energetica olandese su cui si basano gran parte delle quotazioni del gas europee.

Price cap al gas russo

Per quanto riguarda il limite di prezzo al gas di Mosca, il non-paper premette che un tale intervento “dovrà essere considerato solo se la Ue è pronta ad accettare una totale interruzione delle forniture russe”, che potrebbe intervenire come misura di ritorsione.

In tal senso, l’Unione dovrebbe rendere il price cap un’opzione più attraente per la Russia rispetto all’embargo minacciando ulteriori sanzioni in caso di interruzione delle forniture di gas e fissando il tetto di prezzo a un livello “che consenta il recupero dei costi e un margine ragionevole” (a titolo esemplificativo viene ricordato che nel decennio 2010-2020 il gas russo è stato pagato in Europa tra i 5 e i 35 €/MWh).

Il price cap potrebbe essere introdotto in due diverse forme: un tetto sulla falsariga del modello legale utilizzato per le sanzioni e la creazione di un acquirente unico Ue che negozierebbe con la Russia l’acquisto di specifici volumi a una cifra non superiore a un determinato livello.

Anche in questo caso le due proposte non sarebbero alternative l’una all’altra, con il price cap di più rapida attuazione che potrebbe essere seguito successivamente dall’acquirente unico, che lavorerebbe sulla base delle norme già adottate per le piattaforme comuni di acquisto Ue.

Il price cap permetterebbe non solo di limitare i profitti del Cremlino, ma anche di disincentivare la riduzione delle forniture allo scopo di far crescere i prezzi, rileva Bruxelles, ammettendo tuttavia che “non è ancora chiaro l’impatto di un eventuale tetto sui contratti di fornitura con Gazprom in vigore”.

Creazione di “red zone”

L’applicazione di un limite di prezzo al gas all’ingrosso nelle regioni più “fragili” passerebbe invece per la definizione delle “red zone” in cui le quotazioni rischiano di salire molto al di sopra di quelle del Ttf durante una crisi. Le altre aree della Ue sarebbero invece considerate “green zone”.

Nelle zone rosse si applicherebbe un price cap “dinamico” legato al Ttf, dato che un tetto fisso sarebbe di difficile introduzione in un contesto di forte volatilità. Price cap che dovrebbe essere sempre di poco superiore a quello della borsa olandese per consentire ai flussi di gas di passare dalle zone verdi a quelle rosse.

La Commissione non prevede compensazioni dirette, giacché il tetto sarebbe comunque superiore al prezzo di mercato e gli eventuali aggiustamenti potrebbero essere finanziati attraverso incentivi alla riduzione della domanda.

Benchmark alternativi al Ttf

Un secondo non-paper affronta il nodo del Ttf, di cui si ipotizza un aumento della trasparenza e della sorveglianza finanziaria da parte dell’autorità Ue Esma.

La Commissione suggerisce inoltre la creazione di benchmark alternativi e/o complementari, soprattutto nelle regioni non soggette agli attuali colli di bottiglia degli approvvigionamenti che affliggono l’Europa nord-occidentale. L’obiettivo è migliorare il funzionamento del mercato, in particolare l’indicizzazione dei contratti, e ridurre la volatilità di breve-termine.

Un nuovo benchmark potrebbe riguardare ad esempio il gas importato via Gnl.

Il non-paper non esclude neppure, sebbene come “misura estrema nell’eventualità di interruzione delle forniture e forte aumento dei prezzi”, un price cap temporaneo al Ttf collegato al benchmark asiatico Jkm in modo da non compromettere la competitività del mercato europeo. Il cap dovrebbe infatti corrispondere alla quotazione del Jkm più un modesto premio (“modello Jkm + 1 €”).

Il mercato all’ingrosso sarebbe così “determinato dalla domanda e offerta di Gnl e non dai colli di bottiglia interni alla Ue”, spiega il non-paper.

Misure per i consumatori

Da segnalare infine che la presidente von der Leyen ha annunciato oggi su Twitter che la Commissione “sta preparando proposte per aiutare le famiglie vulnerabili e le industrie” a far fronte al caro energia. Le misure, che dovrebbero essere presentate il 14 settembre in occasione del discorso sullo stato dell’Unione, includono il tetto di prezzo al gas russo, la riduzione della domanda elettrica nelle ore di picco, aiuti ai consumatori “con fondi dal settore energetico” e sostegno ai produttori di elettricità che devono affrontare problemi di liquidità.

Intanto la quotazione del gas al Ttf, nonostante il fermo sine die del gasdotto Nord Stream 1 deciso dalla Russia, si è attestato a fine giornata a 240 €/MWh, contro i record prossimi ai 340 €/MWh della settimana scorsa.

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