Non chiedere mai
per chi suona... il campanello!

«Non chiedere mai per chi suona la campana, essa suona anche per te». Con queste parole John Donne concludeva il suo struggente pensiero sull’impotenza dell’uomo nei confronti di «nostra sorella morte». Molto probabilmente i nostri cani non comprendono il significato del suono della campana, ma di certo lo stesso non si può dire per il campanello di casa: quello sì che lo conoscono bene!

Vi siete mai chiesti il motivo per cui diventano così chiassosi ed eccitati ad ogni fatidico «driin»? Bè perché arriva qualcuno, direte voi, ed è proprio così, ma vediamo di capire meglio come e perché si innesca questo fastidioso rituale. Il giorno in cui lo avete portato a casa, il vostro cane non sapeva ancora niente di voi e del nuovo ambiente che lo circondava, fatto di odori, colori, ambienti e anche … suoni sconosciuti!

Giorno per giorno ha imparato a riconoscere, e soprattutto ad associare a qualcosa (o a qualcuno) ogni stimolo: infatti arriva subito non appena vi sente aprire il frigorifero, si precipita alla porta se sente il tintinnio del guinzaglio, si eccita notevolmente se riconosce il rumore della vostra auto sotto casa. Allo stesso modo funziona per il «driin» del campanello: a quel trillo, spesso squillante e deciso, corrisponde l’arrivo in casa di un estraneo o di un amico, e ogni volta che suona i componenti della famiglia, (o per guardare la cosa con i suoi occhi, del suo branco) si attivano e si preparano a ricevere qualcuno. La spiccata territorialità insita nell’istinto di ogni cane fa il resto, attivando i suoi meccanismi di difesa del branco e della sua dimora. Ovviamente tutto ciò varia da soggetto a soggetto: si va dai cani quasi del tutto tolleranti a veri e propri guardiani, che rischiano addirittura di arrivare a mordere il malcapitato ospite.

Spesso quando il problema è così accentuato ci sono a monte degli errori nella gestione della convivenza con il cane. Se sente il dovere di difendervi a spada tratta evidentemente non gli state trasmettendo di essere voi i leader, ma di essere per lui solo degli adorabili ed indifesi compagni. Come fare quindi? Cominciate innanzitutto dal re-impostare alcune delle regole di convivenza. Un buon educatore cinofilo può aiutarvi molto in questo caso, specie se viene presso il vostro domicilio: al campo di addestramento è difficile che ci sia un campanello …. Un conto è parlarne, un altro è toccare con mano la situazione e lavorare insieme a voi sul posto.

Successivamente si può passare ad una vera e propria desensibilizzazione sul campanello, che consiste nel far diminuire (se non sparire) nel cane la propria reattività al suono dello stesso, applicando diverse tecniche che un buon educatore cinofilo conosce molto bene. Che ci crediate o no, i principali attori di questo importante e non facile lavoro sarete proprio voi: dovrete infatti procurarvi un «complice» che starà di sotto a pigiare il pulsante. Al trillo il cane inizierà ad abbaiare e ad agitarsi, ma voi continuerete a fare esattamente ciò in cui eravate già affaccendati (leggere il giornale, guardare la televisione ecc.). Nel momento in cui si calmerà invitate il complice a premere di nuovo il tasto, (meglio se con un sms, in modo che non capisca che si tratta di una commedia). Noterete che ad ogni squillo la reazione del cane inizierà a diminuire. Con il passare del tempo non abbaierà più… solo allora alzatevi ed andate con molta calma a rispondere, poi premiate la calma del vostro amico con un buon boccone.

Continuate per più giorni, con sessioni non più lunghe di un quarto d’ora. Ovviamente avvisate i vicini ed esercitatevi in orari in cui non recate noia. Se in quei giorni suonano alla porta al di fuori dell’esercizio, cercate di non precipitarvi a rispondere, ma di farlo con molta tranquillità. Se aspettate qualcuno può essere utile non fargli suonare il campanello, avvertendolo di chiamarvi al telefono quando è sotto casa. Certo si tratta di un lavoro lungo e difficile, che richiede da parte vostra calma, pazienza e determinazione a non finire, ma vale comunque la pena di tentare.

Paolo Bosatra
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