Addio al neurologo Matta
«Medico esperto e umano»

Il personale dell’ospedale di Treviglio-Caravaggio piange la scomparsa di Edgard Matta, il neurologo di 53 anni colpito da un infarto nella notte tra venerdì e sabato e poi deceduto nella Cardiologia della medesima struttura ospedaliera.

Lunedì pomeriggio a Treviglio, nelle chiesa di San Zeno, si è celebrato il funerale, molto partecipato. Il dottor Matta venerdì notte si trovava in casa con la moglie Mariana e i tre figli Giorgio, Martina e Cristina, quando ha accusato il malore. Sul posto erano intervenute prontamente un’ambulanza e un’automedica, il cui personale aveva prestato le prime cure al neurologo, poi trasferito nella Cardiologia dell’ospedale dove è spirato alle 3,50 di sabato, nonostante i ripetuti tentativi da parte dei colleghi di salvarlo.

Originario di Beirut, Edgard Matta si era trasferito in Italia per frequentare la facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università degli studi D’Annunzio di Chieti. Una quindicina d’anni fa il trasferimento a Treviglio e nel 2011 l’inizio della sua collaborazione alle dipendenze dell’allora Azienda ospedaliera, nel reparto di Neurologia guidato dal dottor Ezio Lanza. Come ricordato ieri dal dottor Bruno Ferraro, dal 2012 primario del medesimo reparto, Matta aveva iniziato a occuparsi delle patologie cardiovascolari acquisendo grande esperienza nel trattamento dell’ictus. «Ho perso non solo un aiuto validissimo e un medico preparato – ha sostenuto Ferraro –, ma anche un amico. La sua estrema disponibilità nell’ascolto era un valore aggiunto alla grande e conclamata professionalità». Il dottor Ferraro aveva dato vita in questi anni a uno «stroke team», un’Unità per la cura dell’ictus della quale Matta era poi diventato responsabile: con successo era stata avviata la collaborazione con l’Università di Brescia per quanto riguarda la neuroradiologia interventistica e i trattamenti endovascolari dell’ictus acuto. «Eddy aveva grandi capacità nell’ambito dell’ultrasonografia diagnostica e non solo – ha evidenziato Ferraro – e soprattutto il pregio di entrare in sintonia con i colleghi, per i quali era assoluto punto di riferimento».

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