Ghisalba piange Pietro Belloli
Il fornaio sopravvissuto al lager

Si è spento domenica a 96 anni. Lo scorso gennaio aveva ricevuto la medaglia d’onore per i deportati.

Si è spento domenica pomeriggio, a 96 anni, Pietro Belloli, reduce e storico panettiere di Ghisalba. Era sopravvissuto al lager tedesco Stalag X-B di Sandbostel, nella Bassa Sassonia, uno campi più tristemente famosi, dove fu internato anche lo scrittore Giovannino Guareschi.

Pietro, soldato del 9° Reggimento Genio Artieri, fu catturato dai tedeschi in Albania e deportato in Germania per il lavoro coatto: rimase prigioniero dal 12 settembre 1943 al 1° settembre 1944. Lo scorso gennaio è stato insignito della medaglia d’onore per i deportati. Un riconoscimento che gli è stato consegnato dal prefetto di Bergamo Elisabetta Margiacchi, nel corso di una cerimonia che si è svolta nell’aula magna dell’Università di Bergamo.

Dopo la prigionia, Belloli tornò a Ghisalba il 27 giugno del 1945, dove riscattò l’attività di fornaio avviata dopo la Prima guerra mondiale dal padre, allora in affitto. Attività di famiglia che ancora oggi prosegue nello stesso stabile della centralissima piazza Garibaldi dove il reduce abitava assieme al fratello e dove è spirato, tra l’affetto dei suoi cari.

Attorno ai famigliari, si è stretta nel dolore l’intera comunità di Ghisalba, dove il 96enne era molto conosciuto, oltre che per la figura di panettiere, anche per aver ricoperto diverse cariche: da quella di assessore a quella di presidente amministrativo del Corpo bandistico locale. Per settant’anni è stato anche membro attivo del Coro di Ghisalba. Una passione, quella per il canto, che neanche la malattia è stata in grado di affievolire, come raccontano dalla famiglia: «Fino a sabato scorso – ricorda, con un sorriso, la figlia Gigliola – mio papà cantava. Si è esibito nell’Ave Maria, senza stonare e tenendo il giusto ritmo». Poi aggiunge: «Era una persona laboriosa. Ci ha insegnato a dare rispetto, importanza e valore a ogni cosa, anche la più piccola. Soprattutto al pane».

Con la sua scomparsa, Belloli lascia i figli Gigliola, Sergio, Paolo e Vincenzo e i nipoti. «Mio nonno – aggiunge Michele Manenti, nipote di Pietro – è stato un punto di riferimento, oltre che per la sua famiglia, anche per l’intera comunità. Era una colonna portante per l’intero paese, in particolare per il vissuto che lo ha caratterizzato».

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