Il commercio sceglie il «mordi e fuggi»
E in Bergamasca i centri si svuotano

Molto dinamismo, poca tenuta. È sempre più mordi e fuggi il commercio nella Bergamasca. Una tendenza che emerge soprattutto nel settore del food & beverage, bar e ristoranti per intendersi, che, con continui passaggi di gestione nel 2016, hanno visto un aumento di nuove aperture o riaperture di locali, ma al tempo stesso parecchi (rapidi) default.

Delle 17 attività nate e già chiuse lo scorso anno, quattro – da Ranzanico a Ranica, da Boltiere a Romano di Lombardia – sono bar, a dimostrazione che, in una situazione di stasi dei consumi quale quella che stiamo vivendo, questo settore presenta problemi evidenti di tenuta delle imprese e di qualità di prodotto e servizi che diminuisce. I dati elaborati da Ascom Bergamo confermano un turnover anche negli altri settori più tradizionali, abbigliamento e alimentari, con l’amara scoperta di vedere arrendersi insegne note e storiche che erano l’anima dei centri storici. I casi più eclatanti, Ponte San Pietro e Romano di Lombardia. Nel capoluogo dell’Isola sono 16 le attività in più rispetto al 2015, per un totale di 280, ma c’è da rilevare come soltanto nel terzo trimestre si registri la chiusura di cinque negozi nel perimetro compreso tra le vie Leopardi, Roma, Vittorio Emanuele II e Locatelli, che portano a un saldo (sempre per il trimestre luglio-settembre 2016) negativo per quattro unità. Romano di Lombardia dice invece addio alla gioielleria «Manzoni Giovanni» di via Comelli Rubini, mentre in via Tadini chiude il macellaio Pietro Giussani e, in via Balilla, il Panificio Ricuperati. Poi due negozi di abbigliamento e due bar in via Dell’Armonia e via Duca d’Aosta. Un «esodo», quello del capoluogo della Bassa orientale, spalmato su tutto il 2016, che comunque chiude con 24 nuove attività. Se invece ci soffermiamo sul terzo trimestre dell’anno, a Romano di Lombardia l’estate ha chiuso in negativo: 5 aperture e 8 chiusure.

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