La caccia alle nutrie? Un flop
Soltanto 300 quelle eliminate

Non ha dato buoni risultati la campagna di eradicazione svolta tramite cattura o carabina a Caravaggio. Le guardie: vanno aumentati i tempi dell’operazione.

Si è ufficialmente chiusa giovedì nella Bergamasca la caccia con armi da fuoco alla nutria. E con risultati molto deludenti, almeno secondo gli operatori faunistici di Caravaggio, uno dei paesi della pianura dove le coltivazioni agricole subiscono maggiori danni dalla presenza del roditore. Sono state in tutto 300 quelle catturate e uccise tramite gabbie o carabina, giovedì è stato l’ultimo giorno in cui l’arma poteva essere utilizzata, come previsto dal «Piano triennale provinciale di contenimento e eradicazione della nutria».

La carabina potrà di nuovo essere puntata contro la nutria a partire da febbraio: «Andando avanti in questo modo - afferma Carlo Tadini, caposquadra delle guardie faunistiche di Caravaggio - non si riuscirà mai a eradicare questo roditore dal nostro territorio. Dovrebbero darci più fiducia e meno limitazioni, a cominciare dall’estensione del tempo in cui possiamo sparare. È adesso che dovremmo cacciarle, con le coltivazioni di grano tagliate e la vegetazione più diradata riusciremmo a individuarle con più facilità».

Per dare un’idea di quanto sia esiguo il numero delle nutrie uccise, basta dire che, secondo un piano di monitoraggio effettuato dalla Regione, hanno un incremento annuo di 12 mila e 300 capi. Può essere invece effettuata tutto l’anno la cattura attraverso le gabbie che sono numerate e vengono affidate agli ausiliari (quelli di Caravaggio ne utilizzano 12).

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