7 e 8 gennaio gialli, poi si torna arancioni
Venerdì attesa dei dati per le nuove decisioni

Il 7 e 8 gennaio l’Italia, e anche quindi la Bergamasca, torna gialla. Negozi aperti, ristoranti aperti per pranzo, nei bar si potrà entrare per bere il caffè ma solo fino alle 18 . Due giorni soltanto perchè il 9 e 10 si torna arancioni.

Cosa significa, per chi non se lo ricordasse, essere arancioni? Niente pranzo o caffè nei locali e spostamenti vietati tra i comuni, ad eccezione dei movimenti «dai comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia».

La vera novità si introduce però con l’articolo 2 dell’ultimo decreto. In sostanza il governo abbassa le soglie che fanno scattare la zona arancione o rossa: se una regione è in «scenario 2» - dunque con un Rt da 1 a 1,25 - diventa arancione; se è in uno «scenario 3» con Rt da 1,25 a 1,50 va invece in rosso. Misure che si applicano, dice il decreto, ad una o più regioni «nel cui territorio si manifesta un’incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti». Un passaggio quest’ultimo, sottolineano fonti di governo, introdotto per evitare che regioni con una circolazione virale bassa possano invece finire in arancione a causa di singolo episodio di aumento dell’Rt. Il nuovo sistema delle fasce scatterà però da lunedì 11: venerdì 8 gennaio arriverà il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità e sulla base dei dati aggiornati scatteranno le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza per l’attribuzione dei colori alle regioni.

Ma cosa succede dopo il 15 gennaio? Il governo si riunirà nuovamente ad inizio settimana e l’ipotesi al momento sul tavolo è quella di un nuovo provvedimento che copra il periodo dal 15 al 31 gennaio, per confermare sostanzialmente le misure in atto con il sistema delle fasce; 15 giorni per affrontare l’ulteriore data che si avvicina e che imporrà nuove misure: la scadenza dello stato di emergenza del 31 gennaio, ad un anno esatto dall’inizio di tutto.

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