A Bergamo è allarme povertà – I dati
Richieste di aiuto, aumento esponenziale

Cibo, vestiti, lavoro, cure mediche. Sono le richieste di migliaia di famiglie bergamasche che ogni anno si rivolgono ai centri di primo ascolto della Caritas diocesana.

I numeri degli italiani che si rivolgono alle tante strutture sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, a tal punto da considerare il problema un vero e proprio allarme. Ai Centri parrocchiali, nel 2015, si sono avvicinate 6.775 persone, 8.770 nel 2011 e 9.263 nel 2008. Negli anni sono diminuite, in particolare le persone e/o famiglie straniere: dalle 6.601 persone incontrate nell’anno 2008 si è scesi alle 4.794 persone del 2015. In forte aumento, invece, il numero degli italiani: dalle 894 persone del 2008 si è saliti alle 1.504 del 2015. In quasi la metà dei Centri la presenza di italiani supera il 30%. Gli stranieri regolari sono l’87% di tutti gli stranieri avvicinati. Il 32% di chi si è rivolto al Cpac lo ha fatto per la prima volta nell’anno 2015. I «nuovi italiani» sono oltre il 37% del totale. Un identikit li presenta come «uomini, quasi sempre con bassa scolarizzazione e problemi di lavoro».

Quello che salta agli occhi è che la maggior parte delle persone avvicinate sono espressione di una «normalità» famigliare messa in forte difficoltà dalla crisi socio-economica. La mancanza di reddito fa scivolare lentamente le persone sotto la soglia della povertà: il 24% delle persone avvicinate non ha alcuna forma di reddito. Tra le «vecchie» povertà si nota il forte incremento di bisogno nell’area dei minori stranieri, così che dalle 96 segnalazioni dell’anno 2013 si è passati alle 272 dell’anno 2015. Alla fine dell’anno 2015 nella diocesi erano presenti 71 Centri, di cui 45 parrocchiali, 19 interparrocchiali e 7 vicariali; l’attività viene svolta in 225 parrocchie. 28 centri su 71 sono nati a partire dal primo gennaio 2009.

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