Alberto Benetti, nuovo direttore
della Medicina interna al Papa Giovanni

È Alberto Benetti, milanese di 45 anni, il nuovo Direttore della Medicina Interna 1 dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

È Alberto Benetti, milanese di 45 anni, il nuovo Direttore della Medicina Interna 1 dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Laureato in Medicina e chirurgia a Milano nel 2000 con il massimo dei voti e la lode, si è specializzato in Medicina interna nel 2005 e nel 2008 ha conseguito un Master di secondo livello in «Diabete, obesità e sindrome metabolica» all’Università degli Studi di Milano.

In servizio a Bergamo dal 17 agosto, il nuovo primario proviene dalla Medicina interna dell’Asst Santi Paolo e Carlo, dove ha lavorato fin dall’inizio della sua carriera, occupandosi di attività clinica con approfondimento scientifico in ambito di ricerca. All’ospedale milanese ha seguito in particolare i pazienti con malattie metaboliche ed è stato referente internista del Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare.

È professore a contratto di Medicina interna all’Università degli Studi di Milano e componente del Consiglio direttivo nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (Simi) dopo esserne stato per 3 anni Presidente della sezione lombarda. È anche autore di numerose pubblicazioni scientifiche, in particolare in tema di malattie del fegato, osteoporosi, malattie metaboliche, disturbi del comportamento alimentare e microbiota.

«Ho sempre creduto nell’importanza della Medicina interna, disciplina che risponde alle esigenze sempre più rilevanti di pazienti con malattie croniche, spesso associate ad altre patologie e con condizioni cliniche complesse – è il primo commento di Alberto Benetti –. L’approfondimento diagnostico e la collaborazione con gli specialisti sono sempre occasione di crescita professionale e personale. Ho qui il privilegio di lavorare in un grande ospedale con validi collaboratori che permettono di garantire con il massimo impegno il miglior trattamento possibile ai nostri pazienti».

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