Arresti sanità, dibattito in Consiglio
«La Regione si costituirà parte civile»

«La Regione Lombardia in questa vicenda è parte offesa e si costituirà parte civile. Siamo pronti a fare tutto quello che serve per fare piena luce. Se qualcuno ha sbagliato, risponderà pienamente di ciò che ha fatto». Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo in Aula a Palazzo Pirelli, riguardo l’inchiesta della magistratura di Monza su presunte tangenti legate agli appalti per i servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi, che ha coinvolto anche il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale.

«Fermo restando il principio della presunzione di innocenza e confidando nell’azione della magistratura -, ha premesso il governatore - spero che gli indagati possano dimostrare la loro estraneità, ma confesso sentimenti di stupore e incazzatura. Perché il lavoro che stiamo facendo con grande determinazione per garantire trasparenza, efficienza e una spesa migliore per il sistema sanitario, viene infangato da azioni come quelle oggi riportate all’attenzione pubblica. È qualcosa che fa male e può far pensare che quanto stiamo facendo è inutile. Non è così, sono convinto che stiamo andando nella direzione giusta, dobbiamo intensificare l’azione per garantire trasparenza». «Quello che io continuerò a fare con ancora maggiore forza - ha affermato - è garantire regole e strumenti di controllo. Ed è ciò che abbiamo fatto proprio con l’approvazione della legge di evoluzione del Sistema sociosanitario. Questa legge, che ho voluto io e ho fatto io, insieme al Consiglio regionale, prevede proprio regole e strumenti di controllo. Ne cito uno: la nuova Agenzia di controllo, che stabilisce verifiche sugli appalti. È lo strumento più idoneo per garantire che quanto successo non si possa verificare nuovamente». «Non servono nuove regole - ha sottolineato - dobbiamo semmai accelerare sull’applicazione della riforma».

Sulla vicenda specifica, ha messo al corrente il presidente lombardo, «ho costituito una commissione ispettiva, incaricando il Comitato Trasparenza sugli appalti guidato dal generale Forchetti, dove sono presenti anche rappresentanti delle opposizioni, per garantire che su questa vicenda sia fatta piena luce. Non abbiamo nessuno da difendere e non vogliamo coprire nessuno, se qualcuno ha sbagliato risponderà pienamente di ciò che ha fatto».«Il Gip - ha osservato Maroni - ha scritto che gli indagati “hanno strumentalizzato le idee del partito che rappresentano”. E’ un’offesa al partito del quale faccio parte e un’offesa a tutta la Regione Lombardia. Il nostro Sistema sanitario è un’eccellenza, quello che costa meno e funziona meglio. E quando si verificano certe cose, questa eccellenza viene infangata». «Io - ha aggiunto - mi auguro che questa vicenda non venga utilizzata strumentalmente sul piano politico, perché danneggia tutti, la Regione Lombardia in primo luogo», «che - ha ribadito - è parte offesa». «Questa vicenda - ha concluso Maroni - mi ha ferito personalmente, per i rapporti che avevo con Fabio Rizzi e mi ha offeso come presidente della Regione. Però, mi dà la forza per intensificare la nostra azione di governo del Sistema». «Oltre alla commissione ispettiva - ha annunciato - faremo un piano straordinario per la corretta applicazione delle procedure. Verificheremo gara per gara, ospedale per ospedale, che le procedure siano sempre applicate correttamente» Al termine dell’intervento di Maroni, il Presidente Raffaele Cattaneo ha aperto il dibattito secondo quanto stabilito nel primo pomeriggio in Conferenza dei Capigruppo.

Di seguito, in sintesi, gli interventi:

Enrico Brambilla (PD)
«Prendiamo atto del forte imbarazzo che traspare dalle parole del Presidente Maroni e prendiamo atto della sua volontà di andare fino in fondo nell’accertare le responsabilità legate a questa vicenda, ma non dimentichiamoci che ad essere stata arrestata è la persona a cui il Presidente Maroni aveva affidato la più importante riforma di questa legislatura e quindi una delle persone che sicuramente più godevano della sua fiducia. Il risultato finale è che oggi Regione Lombardia è politicamente ancora più debole: Maroni ha detto pochi giorni fa che avrebbe querelato chiunque avesse ancora associato la sanità lombarda alla parola tangente. Oggi purtroppo a fare questa associazione è stata la magistratura».

Massimiliano Romeo (Lega Nord)
«Gli arresti di oggi non siano utilizzati per gettare fango sulla sanità lombarda, che resta senza dubbio la migliore d’Italia. La nostra riforma sanitaria, che ha ottenuto anche l’apprezzamento del Governo, prevede un forte inasprimento dei controlli a garanzia della trasparenza e delle procedure, e quindi tutela innanzitutto i cittadini».

Umberto Ambrosoli (Patto Civico)
«Se il Presidente Maroni dice testualmente di essere “inc...”, si figuri come siamo arrabbiati noi che da tre anni veniamo irrisi continuamente quando denunciamo in questa Aula che queste situazioni non sono più giustificate e giustificabili. Lei -ha detto Ambrosoli rivolgendosi direttamente al Presidente Maroni- era ed è molto vicino a Fabio Rizzi, troppo facile scaricarlo oggi in questa Aula. I primi controlli spettano sempre alle persone più vicine, lei non ha controllato Fabio Rizzi. Il segno evidente della sua inadeguatezza, Presidente Maroni, è che lei non sa usare la ramazza a cui fa ogni volta appello solo a parole”.

Claudio Pedrazzini (Forza Italia)
«Sono rimasto stupito dell’arresto di Fabio Rizzi, e mi auguro possa dimostrare la sua correttezza, anche se da quanto si apprende, purtroppo, la gran parte delle contestazioni che gli vengono rivolte non sono estranee al suo incarico in Regione. Per quanto riguarda gli episodi che coinvolgono singole aziende sanitarie, ho già richiesto al Presidente Maroni, che è anche Assessore alla Salute, di effettuare i necessari approfondimenti. Resto comunque fermamente contrario alla custodia cautelare, cui è inutile ricorrere sia quando si hanno in mano prove certe e che meri indizi».

Stefano Buffagni (M5Stelle)
«Oggi siamo qui a parlare del fango che ha colpito ancora una volta Regione Lombardia. Se c’è qualcosa di buono nella riforma sanitaria regionale varata è l’agenzia dei controlli che noi abbiamo proposto, ma guarda caso siamo stati lasciati fuori dalla sua gestione. La parte offesa dopo gli arresti di oggi non è Regione Lombardia è il cittadino lombardo. A questo punto è doveroso da parte nostra presentare una mozione di sfiducia al Presidente Maroni, al quale chiediamo di andare a casa per dare un minimo di dignità a questa Regione restituendo la possibilità del voto ai cittadini».

Angelo Capelli (NCD)
«Occorre distinguere le responsabilità personali dal lavoro svolto sulla riforma sociosanitaria, che ha coinvolto direttamente i gruppi di minoranza nel confronto e nel processo di elaborazione finale del provvedimento. L’Agenzia di Controllo è uno dei tanti esempi che valgono come dimostrazione evidente. Oggi serve quindi il coraggio e l’onesta’ di proseguire il lavoro iniziato e attuare la riforma senza cadere in facili e inutili strumentalizzazioni di parte».

Stefano Bruno Galli (Lista Maroni)
«Oggi siamo delusi e amareggiati. Se c’è qualcuno che ha sbagliato pagherà ma la colpa non sta nella riforma, il sistema ha tutte le carte in regola per reagire. Su quello che è capitato oggi comunque è necessaria una riflessione. Bisogna dire che non è con l’inasprimento normativo che si risolvono i problemi di corruzione perché la soluzione sta nell’affrontarli in modo culturale: la radice del male sta tutta lì. Il Presidente Maroni e la sua Giunta in tutto questo non c’erano nulla e noi continueremo a dare loro il nostro sostegno fino in fondo».

Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia)
«Noi confermiamo la fiducia a Maroni perché quello che è capitato oggi con gli arresti è un problema giudiziario e non politico e dunque va affrontato in modo giudiziario. La riforma sanitaria poi non c’entra nulla: la riforma, inclusa la grande novità dell’Agenzia di controllo, non è ancora partita, dunque non può essere messa sul banco degli accusati. Oggi lo si fa solo strumentalmente, ma non va dimenticato che quella riforma è stata fatta qui da tutti noi, opposizioni incluse».

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