Commercianti contro il coprifuoco e lo
stop dei centri commerciali nel weekend

Le associazioni di categoria Ascom e Confesercenti si schierano contro la decisione della Regione.

Ascom Confcommercio Bergamo esprime il suo disappunto e non nasconde la propria preoccupazione di fronte a quella che ormai sembra una decisione già presa da parte della Regione di un coprifuoco a partire dalle 23, oltre alla chiusura di centri commerciali e medie superfici di vendita nei week-end. «Bisogna valutare le situazioni territorio per territorio, non può pagare tutta la Regione per Milano – commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo –. La pandemia non si risolve chiudendo solo il commercio. Il pregiudizio è che il commercio e il turismo siano settori di serie B, anche se coinvolgono migliaia di imprese e di lavoratori nelle nostra provincia. Non siamo solo critici, formuliamo anche una proposta: nei territori che mantengono un numero basso di contagi – come, al momento la nostra città e provincia – chiediamo che si possa continuare a lavorare. Chiediamo di agire sul rispetto delle regole e non sulla paura di non essere capaci di farle rispettare».

L’anticipata chiusura alle 23 penalizza ulteriormente un settore, come quello dei pubblici esercizi, già in grossa difficoltà: «Dopo aver colpito duramente i locali serali e il settore dell’intrattenimento, ora arriva una nuova mazzata per la ristorazione: le 23 è un orario che limita fortemente le cene fuori casa. I locali non avrebbero i tempi necessari per offrire un servizio adeguato e le prenotazioni si concentrerebbero così in primissima serata» continua Fusini. La chiusura di centri commerciali e medie superfici preoccupa tutto il commercio: «Tra le medie superfici rientrano anche attività che contano su grandi spazi espositivi, penso a concessionarie e mobilifici, che non portano certo ad assembramenti – continua il direttore Ascom –. Inoltre la chiusura dei centri commerciali mette a rischio centinaia di punti vendita e migliaia di lavoratori».

Interviene sul preannunciato coprifuoco a partire dal 22 ottobre anche Roberto Zoia, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali: «Abbiamo appreso in queste ore di un’ipotesi di Ordinanza della Regione Lombardia per la chiusura il sabato e la domenica degli spazi della media e grande distribuzione, tra cui i centri commerciali. Vogliamo ribadire con forza che la sicurezza è sempre stata al primo posto nelle nostre strutture, fin dall’inizio del lockdown nel corso del quale abbiamo comunque garantito agli italiani i servizi di prima necessità, applicando da subito protocolli di sicurezza rigorosissimi. Quando poi i centri commerciali hanno riaperto tutte le attività, abbiamo ampliato le misure già implementate per tutelare al massimo la salute dei lavoratori, dei commercianti, dei fornitori e dei clienti. Da maggio ad oggi, si è iniziato ad intravedere qualche segnale incoraggiante di ripresa, risultato di sforzi immensi fatti dall’intero settore. Una nuova chiusura dei centri commerciali in Lombardia durante i weekend, che rappresentano il maggior introito - ossia circa il 20-30% del fatturato settimanale - e vedono il maggior livello di occupati, rischierebbe di porre un brusco freno a questo graduale percorso di recupero e mettere definitivamente in ginocchio un numero importante di attività commerciali in affanno ormai da mesi, generando una situazione drammatica dal punto di vista occupazionale. Si tratta di una proposta che ci preoccupa enormemente, considerato che proprio la Lombardia rappresenta almeno il 20% dei circa 140 miliardi di euro di fatturato che l’intero settore dei centri commerciali, incluso l’indotto, realizza annualmente nel territorio nazionale con 783.000 posti di lavoro».

Filippo Caselli, Direttore di Confesercenti Bergamo sostiene che: «La nostra organizzazione ha lanciato nei giorni scorsi un appello richiamando la necessità di uno sforzo comune per contenere la diffusione del Covid-19 per evitare nuove restrizioni che avrebbero messo ancora più in crisi le imprese, un appello generalizzato rivolto a clienti e istituzioni. In pochissimi giorni è cambiato nuovamente il contesto e l’appello ad aiutare le imprese a rimanere aperte è già superato da nuovi provvedimenti, che da quello che si legge, imporrebbero ai cittadini il coprifuoco alle 23:00 e la chiusura di attività commerciali il sabato e la domenica.

Questa iniziativa porta con sé conseguenze molto negative per le imprese della ristorazione e del commercio in generale che sono già state, inutile dirlo, fortemente colpite dai provvedimenti restrittivi dei mesi scorsi. Gli operatori sono fortemente preoccupati, nei mesi scorsi hanno investito in sicurezza per presentarsi come luoghi sicuri ai clienti e al mondo del lavoro. Sia chiaro che per noi la tutela della salute dei cittadini viene prima di tutto, ma non possiamo consentire che le nostre attività passino come la causa dell’impennata dei contagi, si consideri che in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro tra personale dipendente e piccoli imprenditori che non possono essere lasciati in balia di provvedimenti d’urgenza. Continuiamo a credere che si possa intervenire sulle situazioni di singole imprese o singoli territori che non rispettano le regole. Se invece spegniamo definitivamente i motori dell’Industria commerciale turistica faremo molta più fatica a ripartire quando le condizioni sanitarie lo permetteranno.»

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