Atalanta parte civile contro Doni?
«Non ha alcun titolo»

Cremona non è competente per l’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. E l’Atalanta (così come la Figc, la Lega di serie B, Intralot, il centro di coordinamento dei tifosi del Mantova e l’ex presidente del Grosseto Camilli) non ha titolo per costituirsi parte civile.

Lo hanno sostenuto martedì 31 gennaio le difese nel processo sul calcioscommesse a Cremona, nella seconda udienza del dibattimento che vede tra gli imputati l’ex capitano atalantino Cristiano Doni e l’ex bomber bergamasco Beppe Signori (che risponde anche del reato di riciclaggio).

Com’è noto, Doni è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva per il presunto «taroccamento» di una serie di partite dei nerazzurri nella stagione 2010-2011. Per questo Doni è già stato condannato dalla giustizia sportiva e rinviato a giudizio in sede penale nell’udienza preliminare a maggio. L’Atalanta, già penalizzata per responsabilità oggettiva in sede sportiva, nel processo penale si era costituita parte civile nell’udienza preliminare e ha ripresentato la richiesta nella prima udienza del dibattimento. Secondo le difese, il club nerazzurro non avrebbe titolo a farlo e (soprattutto) Cremona non sarebbe il giudice naturale del processo che andrebbe individuato nel luogo in cui sarebbero stati commessi i reati di associazione e riciclaggio. In questo caso soprattutto Parma. Sulle questioni il tribunale deciderà nell’udienza del 7 marzo, dopo le repliche delle parti civili e del pm.

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