Auto nel lago,ricerche dal 5 settembre
Si attendono i sommozzatori da Genova

Dopo la segnalazione nella giornata di mercoledì 28 agosto di un’auto e uno scheletro nel lago d’Iseo, a 80 metri di profondità, le ricerche riprenderanno il 5 settembre, in attesa di ulteriori sviluppi.

Si attende infatti il Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Genova con tecnologie che permetteranno di proseguire al meglio nelle ricerche in profondità. L’allarme è scattato nella giornata di mercoledì 28 agosto, nelle acque del lago davanti a Tavernola, dopo che due sub avevano segnalato ai carabinieri la presenza di una vecchia auto con all’interno uno scheletro a circa 80 metri di profondità.

I volontari del Gruppo Soccorso Sebino hanno immerso nel lago il loro robot e hanno scandagliato tutta la zona, ma della vettura segnalata nessuna traccia. Dal fondale il robottino ha rimandato infatti sullo schermo piazzato sopra la plancia di comando nel furgone dell’associazione immagini piuttosto nitide di rocce e vegetazione subacqua. Ma nessuna vettura. Eppure di auto, lì sotto, ce ne sono: alcuni sub che si erano già immersi in passato avevano avvistato altre due vetture, a 60 e 84 metri di profondità. Modelli però diversi da quelli segnalati dai due sub e, soprattutto, sicuramente senza alcuno scheletro all’interno.

Chi bazzica il lago da queste parti racconta che è difficile e pericoloso per un sub spingersi a quelle profondità e che raramente le immersioni raggiungono gli 80 metri: i due sub che hanno raccontato di aver visto lo scheletro nell’auto avrebbero raggiunto addirittura i 95 metri. «Un rischio per la loro stessa vita», spiega, mentre manovra il Mercurio Row tra gli inospitali fondali del Sebino (che arrivano fino a 256 metri), Remo Bonetti, fondatore del Gruppo Soccorso Sebino e che nella sua carriera – iniziata a soli 11 anni, accanto al nonno Giuseppe, pure soccorritore – ha recuperato 120 persone annegate un po’ in tutti i laghi, mari e fiumi italiani. Bonetti e gli altri volontari – Daniele Valenghi, Andrea Pezzottia e Giusy Pezzotta – hanno manovrato il Row sia verso sud sia verso nord, spingendolo per circa 200 metri e mantenendo una distanza di circa 120 dalla riva, immergendolo fino a 78/81 metri in direzione dell’abitato di Tavernola e fino a 80/81 di profondità verso nord.

Resta anche da capire, qualora in effetti vi fosse uno scheletro all’interno di una vettura risalente perlomeno a due, se non tre decenni fa, a chi questi resti appartengano: dai ricercatori non sono state fatte ipotesi precise, in attesa di avere riscontri più concreti. Anche se di persone scomparse nella zona del Sebino e mai più ritrovate sono piene le cronache dei giornali degli ultimi decenni.

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