«Azzano, slogan e strumentalizzazioni
I processi non si fanno sui giornali»

La morte di Matteo e Luca, la Camera penale della Lombardia orientale denuncia «il sistematico ricorso a slogan e a strumentalizzazioni da parte di soggetti istituzionali preoccupati più di apparire che di favorire il corretto esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti dal giusto processo».

La Camera penale della Lombardia orientale interviene a seguito del grave fatto di cronaca che domenica 4 agosto ha visto la morte di due giovanissimi, Luca Carissimi e Matteo Ferrari, 21 e 18 anni, travolti mentre erano in sella a uno scooter dall’auto guidata da Matteo Scapin, 33 anni, di Curno, arrestato con l'accusa di omicidio volontario e poi messo ai domiciliari dal gip con una contestazione diversa, omicidio stradale. Il caso ha profondamente colpito e soprattutto ha fatto discutere, con note polemiche, la decisione del gip di concedere i domiciliari a Scapin. Lo stesso ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che si era definito «sconcertato da una decisione che offende le famiglie delle vittime».

«A seguito di quanto accaduto nei giorni scorsi all’uscita di un locale notturno della provincia di Bergamo, il direttivo della Camera penale della Lombardia prientale (Bergamo-Brescia-Cremona-Mantova), in continuità con i propri princìpi ispiratori e con il massimo rispetto per il dolore dei famigliari e degli amici delle giovani vittime e dell’indagato, non può non denunziare il sistematico ricorso a slogan e a strumentalizzazioni da parte di soggetti istituzionali preoccupati più di apparire che di favorire il corretto esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti dal giusto processo», recita una nota della Camera penale

«È chiaro una volta di più – continua la nota – che i processi non si fanno a mezzo stampa, ma nelle sedi a ciò deputate e sulla base delle evidenze processuali, e che possono essere gestiti solo da soggetti abilitati, muniti delle necessarie competenze professionali, ciascuno dei quali conosce non solo le leggi ma anche tutte le legittime iniziative da assumere unilateralmente, ovvero in contraddittorio, per giungere all’accertamento della verità in un clima rispettoso dei diritti e delle prerogative di tutte le parti. Suonano assolutamente fuori luogo interventi, tanto chiassosi nelle forme, quanto vuoti nei contenuti, di figure che per prime dovrebbero ispirarsi, praticare e ricordare a tutti il necessario rispetto dei valori costituzionali. Valori che, partendo dal giusto processo di cui all’articolo 111 della Costituzione, garantiscono tutela e dignità a ogni individuo, indagato o persona offesa, sanciscono la netta separazione dei poteri e l’indipendenza della giurisdizione dalla politica, per evitare odiosi condizionamenti e favoritismi, auspicano un corretto bilanciamento tra diritto di cronaca e diritto di difesa, anche per offrire una doverosa riservatezza al dolore delle persone a qualsiasi titolo coinvolte, e affermano con forza il principio della presunzione di non colpevolezza fino alla sentenza definitiva».

«Al pari della sistematica decretazione d’urgenza tesa a svilire il ruolo e il dibattito democratico parlamentare – conclude la nota –, con risultati a oggi nel complesso qualitativamente discutibili, finalizzata a evitare quelle riforme strutturali della giurisdizione e del processo di cui il Paese avrebbe, invece, veramente bisogno, nel caso specifico stigmatizziamo ogni presa di posizione affrettata e superficiale tesa a spettacolarizzare sofferenze profonde e inimmaginabili che, per contro, ammiriamo sopportate con enorme dignità, meritevoli di grande rispetto e di non essere strumentalizzate da alcuno».

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