Bergamo contro gli sprechi alimentari
«Attenti alla spesa e dispensa vigilata»

In Lombardia, in una settimana, ogni famiglia butta nella spazzatura 3,5 € di cibo. Un successo, se si pensa che la media nazionale è quasi il doppio (6,5 €).

È un dato, tra i tanti, che emerge dalla ricerca condotta da Flavio Merlo, docente di Sociologia alla Cattolica di Milano, per conto di Adiconsum Lombardia, che l’ha presentatai in un convegno a Milano dedicato allo spreco alimentare, evento di chiusura del progetto dal titolo «L’expo del consumatore - Risparmia(TI) lo spreco», alla presenza del Ministro Maurizio Martina.

«”L’ultima meta non è la spazzatura – eccedenze alimentari, spreco e buone pratiche nelle famiglie lombarde” (questo il titolo della ricerca) “ ci è servita perché, spenti i riflettori su Expo 2015 – dice Carlo Piarulli, presidente Adiconsum Lombardia - inizia un percorso per mantenere accesa l’attenzione su quanto, grazie a questa esposizione universale, si è conosciuto, discusso e appreso. Un intento che va tramutato in realtà con l’impegno di cittadini, imprese, società civile e università e che è inciso nella Carta di Milano».

Il progetto «ha permesso, da un lato, di svolgere la ricerca, che ha coinvolto indagando il comportamento dei consumatori lombardi all’interno delle mura domestiche e cercando di comprendere quali azioni vengono messe in campo per ridurre lo spreco degli alimenti; dall’altro, di premiare attraverso il bando “Un alimento, un azienda, una storia” alcune micro e piccole imprese che si sono distinte per aver attuato azioni innovative nella riduzione degli sprechi nella filiera produttiva».

E Bergamo è stata protagonista, anche in questo campo. Innanzitutto, una delle aziende vincitrici è orobica: si tratta di «Casera Monaci» di Almenno che si è vista riconoscere il premio per merito delle tecniche anti spreco, di recupero dell’acqua e al riciclo degli scarti di produzione.

Poi, nella ricerca del professor Merlo, la provincia bergamasca, nella realtà lombarda appare come una delle zone più virtuose. Infatti, se lo spreco non abita nelle case delle famiglie lombarde, a Bergamo lo fa ancora meno. Anche quando si creano eccedenze, l’obiettivo è cercare di non buttare via attivando strategie diversificate, ma univoche. In media gli euro buttati in pattumiera sotto forma di cibo sono 3,5 euro per settimana, 14 al mese, 168 l’anno. Sono proprio le famiglie numerose quelle in cui si generano più eccedenze a tavola: quelle con più figli, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, producono eccedenze in quantità superiore alle altre. La ricerca ha coinvolto centinaia di famiglie lombarde: 2.723 hanno partecipato al questionario on line, di queste, il 6,5% erano bergamasche.

La percezione di spreco a Bergamo è più alta della media regionale (3.85 contro il 3,54.Seconda solo a Mantova, 3,91). Ma negli “strumenti di prevenzione”, come la lista della spesa, solo il 14,8% degli orobici non la fa, contro il 18,9% complessivo lombardo.

A Bergamo, secondo l’indagine di Merlo, non ci sono mai eccedenze a tavola per il 9,1% contro 11,4% complessivo. Le cause di queste eccedenze hanno pesi diversi: in una scala da 1 a 7, le porzioni abbondanti pesano 3,7; il numero incerto di coperti 3,1; la presenza di ospiti 3,6, e i tempi diversi all’interno della famiglia 2,9.

La dispensa bergamasca è una fortezza a prova di spreco: le eccedenze registrate dalla ricerca assegnano alla voce “mai” il 32,4% contro il 29 della media lombarda; a “raramente” il 56,2% contro il 57, e a “qualche volta” il 10,2 contro 12,7.

Il progetto «Risparmia(ti) lo spreco», realizzato nell’ambito del programma generale d’intervento 2013 della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del ministero dello Sviluppo Economico e con il Patrocinio del Comitato Scientifico per Expo e del Comune di Milano, ha visto anche la collaborazione, in qualità di partner, di molti soggetti, tra i quali: A2A, Auchan, Camera di Commercio di Milano, Fondazione Banco Alimentare Klikkapromo e Simply.

«Ci sono tanti modi per guardare ai consumatori - sostiene Carlo Piarulli -: le nostre associazioni hanno scelto una strada comune, complessa, ma ricca di soddisfazioni. In questa indagine non parliamo di consumatori ma partiamo dai consumatori. Non facciamo un discorso sui consumi, ma cerchiamo di conoscerli e di comprenderli; per questo, negli ultimi anni le associazioni lombarde si sono impegnate in alcuni progetti di ricerca che non sono nati dall’alto ma dalla gente, dalle persone che, quotidianamente, affrontano e risolvono i problemi legati al consumo. In questo lavoro non si è partiti dall’idea che le famiglie lombarde sprechino, che nelle case di questa regione le pattumiere abbondino di cibo ancora buono. Siamo partiti dal concetto di eccedenza alimentare e dalla convinzione che le famiglie, ciascuna famiglia, attivino una serie di azioni utili a evitare gli sprechi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA