Bergamo, è allarme estorsioni
Da 24 a 120 denunce all’anno

Bergamo seconda in Lombardia per segnalazioni allo sportello anti-racket della Camera di commercio. Le vittime: imprenditori con problemi di liquidità. In 15 anni i taglieggiamenti denunciati sono passati da 24 a 120

Nei giorni scorsi, il primo bilancio degli «sportelli RiEmergo» ha fatto il punto sui numeri, mettendo Bergamo subito alle spalle di Milano in una graduatoria non propriamente felice, quella delle segnalazioni ricevute. In un anno e mezzo di attività, cioè fino a dicembre 2016, gli sportelli antiracket lombardi hanno ricevuto 77 «richieste d’aiuto» per casi in odore di racket, «strozzinaggio» o sovraindebitamento, cui si aggiungono 39 casi di sospetta corruzione. Delle 116 segnalazioni complessive, 42 hanno riguardato il capoluogo lombardo, il centro più colpito, mentre 13 sono arrivate dalla Bergamasca, seconda provincia per segnalazioni insieme a Pavia, altra zona a «quota» 13; dieci i casi da Brescia e dintorni, sei quelli in provincia di Monza.

Numeri che s’inseriscono in un quadro più ampio, quello dei tentacoli del racket nella nostra provincia, sotto tutte le sue forme, a partire dalle estorsioni, il «reato principe». Nelle statistiche elaborate dall’Istat sulla base delle attività delle forze dell’ordine, la fotografia bergamasca mostra segnali preoccupanti: 24 denunce nel 2000, 120 nel 2015, ovvero cinque volte tanto. In mezzo, un decennio e mezzo racconta di 1.123 denunce per articolo 629 del codice penale, l’estorsione, il taglieggiamento, un «universo criminale» multiforme – perché nel reato possono essere compresi, lo dice la cronaca degli ultimi mesi, i ricatti per foto compromettenti tra ex fidanzati – dove spesso, comunque, le vittime più esposte sono proprio i commercianti.

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