Bergamo piange mons. Silvano Ghilardi
«Ricco di umanità e capace di ascolto»

«Ho sentito un tonfo, poco dietro di me. Mi sono voltato e don Silvano era a terra». Paolo Bellini, consigliere diocesano di Azione cattolica, racconta così, ancora incredulo, quanto accaduto martedì mattina sul sentiero verso il rifugio Grassi, quando il suo amico monsignor Silvano Ghilardi, Padre spirituale della Teologia del Seminario di Bergamo e assistente diocesano dell’Azione cattolica, è stato stroncato da un malore fulmineo e inaspettato.

Don Silvano era salito martedì mattina a Valtorta, per incontrarsi con l’amico Paolo e la sua famiglia e fare insieme una passeggiata in montagna. «È arrivato verso le 9,30 – racconta Bellini – perché prima aveva celebrato Messa dalle suore Poverelle, alle 7,30. Era preoccupato di farci aspettare ma gli avevo detto di non preoccuparsi, che avrei mandato avanti gli altri e poi li avremmo raggiunti insieme. Così l’ho aspettato insieme a mio figlio. Abbiamo bevuto un buon caffè e dalla mia baita, che è già sopra i 1.400 metri di quota, ci siamo mossi sul sentiero che sale verso il passo di Gandazzo, poco sopra i 1.600 metri, e poi il passo del Toro, a 1.950 metri. L’obiettivo era arrivare al rifugio Grassi».

Una camminata non particolarmente impegnativa, considerando anche che monsignor Ghilardi era uomo appassionato di montagna e aveva più volte affrontato i sentieri delle Orobie e non solo. La tragedia si è consumata in una manciata di minuti. «Avevamo da poco superato il passo del Toro – racconta ancora Paolo Bellini – dopo esserci fermati un attimo a guardare un camoscio solitario. “Ma è un camoscio o una capra?”, avevamo commentato curiosi, vedendolo da solo, a poca distanza. Ero leggermente avanti, insieme a mio figlio, quando ho sentito un tonfo e, girandomi, ho visto don Silvano a terra, che stava male. L’abbiamo soccorso subito, cercando anche di chiamare col telefono il 118, ma non c’era campo. Ho allora mandato di corsa mio figlio indietro, sul sentiero, dove c’erano altre persone, per far loro chiamare i soccorsi. In soli otto minuti è arrivato l’elicottero e intanto abbiamo cercato di praticare un massaggio cardiaco, ma ormai don Silvano era incosciente. Medico e infermieri hanno poi fatto il possibile per rianimarlo, ma non c’è stato niente da fare».

La salma di monsignor Ghilardi è stata poi recuperata e ricomposta a Piazza Brembana, dove sono giunti i parenti, e in serata portata in Seminario, a Bergamo, dove è stata allestita la camera ardente nella cappella dei Professori. Mercoledì sera, alle 20,30, nella chiesa ipogea del Seminario è in programma una veglia di preghiera, mentre i funerali verranno celebrati giovedì, alle 15,30, sempre nella chiesa ipogea. Presiederà il vescovo Francesco Beschi.

Grande dolore nella comunità bergamasca per un sacerdote appassionato e una vera guida spirituale. Questo il «profilo» di monsignor Silvano Ghilardi che ricorda chi ha condiviso con lui tempo e impegno. Tra questi monsignor Pasquale Pezzoli, rettore del Seminario diocesano (uscente, poiché è stato da poco nominato dal vescovo parroco di Santa Caterina, in città): «Per il nostro Seminario – dice – la morte di don Silvano è una perdita molto grave. Era con noi da 5 anni come Padre spirituale della Teologia ed era una guida esperta, capace di accompagnare ciascuno personalmente. Non solo i teologi, ma anche diversi preti novelli continuavano ad averlo come punto di riferimento. Aveva un’esperienza maturata negli anni, per la formazione ricevuta e i tanti ministeri svolti. Un’esperienza specifica nella direzione spirituale, mostrata anche negli anni romani, al Lombardo. In Seminario – continua il rettore – si era creato un clima di vera e proficua collaborazione. Siamo rimasti tutti molto colpiti e increduli, addolorati per questa perdita. La prima reazione è stata quella di raccoglierci in preghiera».

«Chi ha incontrato e conosciuto don Silvano ha incontrato un amico e un autentico “uomo di Dio”», commenta commossa la presidente diocesana di Azione cattolica, Paola Massi. «Incontrarlo – spiega – è stato un dono prezioso che ci riempie il cuore di gratitudine perché in lui abbiamo potuto incontrare un sacerdote che amava la propria vocazione sacerdotale, che ha saputo vivere con coraggio e fedeltà e che ha sempre voluto essere non un maestro ma un compagno di viaggio. Amava l’Azione Cattolica e credeva fortemente che solo una seria e significativa esperienza laicale potesse rendere la nostra Chiesa più bella, più vera e più capace di far incontrare oggi il Signore della vita».

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