Bloccati sulla cresta della Presolana
Scattano i soccorsi, salvi 2 alpinisti

Recuperati sani e salvi due alpinisti di Milano di 52 e 51 anni, un uomo e una donna, bloccati nella serata del 6 novembre sulla cresta della Presolana perché avevano perso l’orientamento e il buio rendeva tutto più difficile.

La chiamata alla VI Delegazione Orobica del Soccorso alpino è giunta dalla centrale operativa del 112 poco prima delle 17,30. I tecnici del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) sono partiti immediatamente e, grazie alla meticolosa conoscenza dei posti, mantenendo il contatto telefonico, sono riusciti ad avere indicazioni utili per localizzarli con precisione.

I due milanesi si trovavano in cresta fra la Presolana Orientale e quella Centrale, a circa 2500 metri di altitudine. È stato loro indicato come punto di riferimento la Croce della Centrale, mentre i tecnici li raggiungevano a piedi, risalendo il Canale Bendotti, dopo avere lasciato i mezzi fuoristrada al Rifugio Cassinelli. La discesa è avvenuta per mezzo di calate con corde perché il posto è molto impervio. I due alpinisti sono stati riaccompagnati a valle, illesi, alcune ore dopo.

«Quando si programma un itinerario in quota – spiegano dal Soccorso alpino – è fondamentale calcolare con precisione i tempi per il rientro, in particolare l’ora del tramonto: in questo periodo il buio sopraggiunge in poco tempo e può rendere tutto molto più complicato e rischioso, sia per le persone che si trovano in difficoltà, sia per i soccorritori. La programmazione di ogni singola escursione deve prevedere una valutazione attenta delle proprie abilità alpinistiche o di movimento in montagna, la lunghezza del percorso e l’impegno richiesto, l’attrezzatura necessaria, le caratteristiche ambientali del territorio e il modo in cui esse possono variare rispetto alla stagione».

Inoltre «non bisogna esitare a chiedere immediatamente soccorso, non appena si capisce di non essere più in grado di procedere: poche ore di luce a disposizione infatti possono determinare l’esito dell’operazione, perché con l’oscurità ogni movimento si complica e i tempi si allungano ulteriormente. I tecnici del soccorso alpino sono persone che conoscono il loro territorio nei minimi dettagli e questo consente loro di muoversi con grande competenza ma in montagna il rischio non è mai nullo, neppure per gli esperti: ecco perché rispettare poche regole di base significa non mettere in pericolo la vita delle persone».

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