Bocciata la «spending review» di Monti
I comuni vorrebbero indietro il «maltolto»

Per la Spending review nel 2013 erano stati tolti 35 milioni di euro. Per i giudici la ripartizione dei sacrifici fu illegittima.

Il taglio, all’epoca, aveva fatto un certo rumore: 2,2 miliardi di euro a livello nazionale, poco meno di 35 milioni in Bergamasca. Fondi tolti ai Comuni, nel 2013, sulla base della «spending review» decisa l’ anno prima dal governo Monti. La ripartizione della sforbiciata tra l’altro venne comunicata a novembre, mettendo le amministrazioni in difficoltà nel chiudere i bilanci. Il capoluogo, per dire, si era visto sfilare 6,2 milioni, ma i sacrifici avevano riguardato tutti i comuni.Oltre tre anni dopo, su quel provvedimento si riapre la discussione. Con una sentenza del giugno scorso, infatti, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il testo «nella parte in cui non prevede, nel procedimento di determinazione delle riduzioni del Fondo sperimentale di riequilibrio da applicare a ciascun Comune nell’ anno 2013, alcuna forma di coinvolgimento degli enti interessati, né l’ indicazione di un termine per l’ adozione del decreto del Ministero dell’ Interno».

Insomma, il problema è stato di metodo, nel non discutere la ripartizione con gli interessati.E la domanda ha cominciato a serpeggiare speranzosa tra i Comuni: «Ma quindi ci ridanno i soldi?». La questione non sembra così semplice, anche se qualcuno ha deciso di muoversi subito per battere cassa: in Bergamasca lo hanno fatto per esempio Calvenzano, Barbata e Urgnano, presentando istanze per la restituzione del presunto maltolto, o almeno per un ricalcolo della somma. Molti altri paesi hanno optato per una posizione più «attendista», in attesa di capire le effettive ricadute. A spiegare il quadro è il segretario generale di Anci Lombardia, Pier Attilio Superti: «La sentenza non mette in discussione l’ ammontare del taglio, bensì il modo con cui è stato effettuato: si sostiene in pratica che sarebbe servita una discussione concertata, in Conferenza Stato-Città». Si potrebbe quindi finire a una semplice revisione dei criteri di distribuzione del taglio.

«Con il rischio, però - rileva Superti - che qualcuno si trovi costretto a sacrifici ancora più pesanti, creando un’ ulteriore situazione di difficoltà e confusione». Per questo l’ Anci si è mossa prima cercando una mediazione con il governo: «La proposta è di uno stanziamento, che noi stimiamo possa essere tra i 60 e i 100 milioni, per compensare i Comuni che hanno avuto i tagli più sproporzionati. In particolare le piccole realtà». Il governo si è riservato di dare una risposta. «Certo, se questa non arrivasse, si potrebbero valutare altre azioni», dice Superti. La Corte, va precisato, non contesta che le politiche statali di riduzione della spesa ricadano anche sugli enti locali, ma evidenzia l’ importanza di garantire «il loro coinvolgimento nella fase di distribuzione del sacrificio» senza «rendere impossibile lo svolgimento delle funzioni».

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