Camici, guanti e mascherine: Cesvi dona 1,4 milioni di protezioni all’ospedale Papa Giovanni

Consegnati mercoledì 7 aprile i dispositivi di protezione individuale. La presidente Gloria Zavatta: «È passato oltre un anno dell’inizio dell’emergenza sanitaria, in tutto questo periodo siamo rimasti accanto alla città di Bergamo e all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Non è il momento di abbassare la guardia».

Fondazione Cesvi ha consegnato mercoledì 7 aprile un milione e 400 mila dispositivi di protezione individuale all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per far fronte all’emergenza coronavirus ancora in corso e che sta nuovamente mettendo a dura prova il Paese. Fino a oggi Fondazione Cesvi, forte di 35 anni di esperienza, nell’ultimo anno si è attivata per supportare l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e l’ospedale da campo degli alpini, Ats Bergamo e la comunità, donando circa 2,4 milioni di dispositivi di protezione individuale, un cardio help, una Tac mobile, oltre 500 ventilatori polmonari, 37 letti per degenza sub-intensiva e 3 ecografi. In collaborazione con Ats, ha inoltre consegnato oltre 500 mascherine certificate in tessuto, con schermo trasparente per lettura labiale, a 137 persone tra studenti non udenti e insegnanti di 14 enti e istituti specializzati del territorio.

«È passato ormai oltre un anno dall’inizio dell’emergenza che ha sconvolto il mondo e ha colpito duramente il nostro Paese e il territorio di Bergamo – sottolinea Gloria Zavatta presidente di Fondazione Cesvi –. Nonostante i grandi sforzi messi in atto a tutti i livelli il Covid-19 non è ancora sconfitto e l’emergenza sanitaria è ancora in atto. In tutto questo periodo siamo rimasti accanto alla città di Bergamo e all’ospedale Papa Giovanni XXIII, struttura d’eccellenza in prima linea nella lotta al virus, attraverso l’acquisto di dispositivi di protezione per il personale sanitario e materiali medici per la cura dei pazienti. Non è il momento di abbassare la guardia e noi di Cesvi continuiamo il nostro impegno anche a sostegno delle categorie più fragili, come gli over 65, che hanno ancora bisogno di sostegno a domicilio e protezione».

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