Canone in bolletta, ora che succede?
Rinvio, modifiche o stop – Le ipotesi

A poche settimane dall’introduzione effettiva è arrivato lo stop del Consiglio di Stato al canone in bolletta. L’organo che si occupa della tutela dei cittadini nei confronti dell’amministrazione ha sentenziato che il nuovo regolamento presenta delle criticità soprattutto perché non contiene una «definizione di apparecchio tv».

La novità, molto discussa, è stata approvata lo scorso dicembre, inserita nella legge di Stabilità: 100 euro addebitati direttamente nella bolletta elettrica a regime nel 2017 con 10 rate da 10 euro l’una (per il 2016 prima rata a luglio da 70 euro e 30 euro fino alla fine dell’anno). Nonostante le richieste di chiarimenti presentate da tutte le associazioni dei consumatori, fino a giovedì non era stato sollevato nessun dubbio ufficiale. Infatti il governo ha sempre sostenuto di voler procedere al pagamento in bolletta fino dal prossimo luglio.

Il pronunciamento del Consiglio di Stato servirà soprattutto a dirimere alcune questioni. Un primo esempio: smartphone, tablet possono considerarsi a tutti gli effetti dei trasmettitori tv oppure no? Nel regolamento questo punto non è chiaro. L’altro problema riguarda la privacy dei dati trasmessi tra anagrafe tributaria, autorità per l’energia, acquirente della televisione, ministero, Comuni e le società. Nel testo contenuto nella legge di Stabilità non c’è nessun punto che parla della salvaguardia della riservatezza in un contesto che prevede dati molto sensibili.

L’aspetto forse più decisivo per le sorti del canone in bolletta riguarda la definizione di chi deve pagare. Il Consiglio di Stato sostiene infatti che «Nell’individuare, ai fini dell’addebito del canone, le categorie di utenti, utilizza formule tecniche di non facile comprensione per i non addetti al settore».

Quindi ora che succede? Le strade possibili si possono intuire già dai commenti seguiti alla comunicazione del Consiglio di Stato. Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli sostiene che quella di giovedì non sia una stroncatura: “Siamo di fronte a un utile suggerimento di integrazioni e chiarimenti - spiega - peraltro nella prassi dei pareri del Consiglio stesso. Già in aula alla Camera il 6 aprile scorso avevo annunciato l’intenzione del governo di procedere ad una definizione di apparecchio tv più esplicita e meno tecnica”. Quindi secondo il governo si può procedere fin da subito alle modifiche ed arrivare pronti alla prima rata di luglio come da intenzioni iniziali.

Il Codacons, così come altre associazioni dei consumatori, chiede uno stop definitivo. Il presidente Carlo Rienzi rileva che «come conseguenza del parere del Consiglio di Stato, non sarà possibile inserire il canone in bolletta, almeno fino a che non saranno superate le pesanti criticità rilevate» e conclude «il Governo deve ora sospendere il decreto e apportare tutte le correzioni richieste dai giudici. L’unica cosa certa in mezzo ai tanti dubbi e alla totale mancanza di informazioni per i cittadini, è che sul canone Rai in bolletta regna il caos più totale, motivo per cui il Governo farebbe bene a rinunciare del tutto al provvedimento».

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È più probabile che ci sarà un semplice rinvio. I tempi tecnici di emissione delle bollette da parte delle società dell’energia si restringono, soprattutto se nelle prossime dovranno essere fatte tutte le modifiche chieste dal Consiglio di Stato. Già nei giorni scorsi l’Adiconsum di Bergamo, che ha ricevuto decine di richieste informazioni riguardo al canone, ha emesso una nota per chiedere il rinvio dell’autocertificazione necessaria per l’esenzione, oltre a stigmatizzare la mancanza di procedure certe confermata poi dal giudizio di giovedì. «Di fronte a questa caotica situazione Adiconsum ha chiesto, a livello Nazionale, di prorogare la presentazione della dichiarazione sostitutiva al 31 Maggio. Inoltre ha chiesto di depenalizzare le dichiarazioni mendaci, prevedendo che le conseguenze penali vengano trasformate in sanzione amministrativa ,perché, pur essendo contro l’evasione del canone RAI, non si può rischiare la galera per un’autocertificazione molto complicata quale quella in questione».

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