Canone Rai in bolletta, colpo di scena
Il Consiglio di Stato blocca il pagamento

Clamorosa bocciatura da parte del Consiglio di Stato delle nuove regole per il pagamento del canone Rai in bolletta. Eppure se ne parlava da anni e ora mancano poche settimane dalla bolletta di luglio.

Colpo di scena. Il decreto ministeriale sul canone Rai riceve una bocciatura dal Consiglio di Stato, che per legge deve dare un parere su questo atto prima che sia promulgato. Una bocciatura che cade a metà aprile quando mancano ormai poche settimane alla prima bolletta elettrica con dentro l’imposta della tv, quella di luglio.

Secondo il Consiglio di Stato l decreto - scritto dal ministero dello Sviluppo Economico - non offre una «definizione di apparecchio tv». E neanche precisa che il canone si versa una volta sola, anche se abbiamo più televisori in casa. Serve quindi chiarire che la famiglia deve versare il pagamento un’unica volta, e soltanto se possiede un tv che riceve i programmi in modo diretto «oppure attraverso il decoder». In questo modo, il decreto chiarirà una volta e per sempre che non si deve pagare niente quando si hanno uno «smartphone o un tablet» che pure riescono oggi a intercettare il segnale televisivo.

Il Consiglio di Stato osserva anche che la riscossione del nuovo canone pone un problema di privacy, vista l’elevata mole di dati che si scambieranno gli «enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l’energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell’interno, Comuni e società private)».

Sempre il Consiglio di Stato stigmatizza la scarsa chiarezza del decreto ministeriale che pure tratta una materia molto sentita dagli italiani. Oscuro, ad esempio, è il passaggio che definisce le categorie di utenti tenute al pagamento dell’imposta per Viale Mazzini. E poi c’è il capitolo della dichiarazione che bisogna inviare all’Agenzia delle Entrate per attestare di non avere il televisore.

«Ora Governo e Parlamento devono modificare urgentemente la legge di stabilità, rinviando le scadenza della prima rata al mese di ottobre» dichiara Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori dopo il parere del Consiglio di Stato sul canone Rai in bolletta.

«Erano troppi i quesiti ancora irrisolti», aggiunge Dona, ricordando ad esempio che «nel modello di dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle entrate si faceva inevitabilmente riferimento alla nota del ministero dello Sviluppo Economico del 22 febbraio 2012, per niente chiara e superata. In pratica si costringeva il consumatore, ad esempio per le radio, a dichiarare il falso. La nota 2 della dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle Entrate, infatti, fa riferimento agli apparecchi indicati nella nota del Ministero per lo Sviluppo Economico del 22/2/2012, nella quale le radio sono indicate tra gli apparecchi atti a ricevere. Di conseguenza, il modello costringeva il cittadino che possiede solo radio (e non deve, quindi, pagare il canone) a dichiarare il falso barrando ugualmente la casella, visto che non esiste altra strada per l’esenzione dal canone. Insomma - conclude Dona - come pretendere che il contribuente non faccia una dichiarazione non mendace, se non si spiega chiaramente cosa deve dichiarare?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA