Comandante polizia locale, è polemica
«Sfavoriti i non lombardi». Il Comune: no

«Con quel bando c’è una disparità di trattamento, sono stato escluso ingiustamente»: a lanciare l’accusa contro le modalità di selezione del nuovo comandante della polizia locale di Bergamo è Ernesto Grippo, attualmente il numero uno della Municipale de L’Aquila.

Dirigente da oltre vent’anni in vari enti, come una trentina di altri aspiranti a sostituire l’uscente Virgilio Appiani, ha inviato a Palazzo Frizzoni la domanda di partecipazione al bando che, però, è stata respinta. «Ho deciso di provare ad accedere a questa selezione - spiega Grippo, con esperienza al comando di Cesena, Vasto e Pescara, in quest’ultimo caso anche in qualità di capo di gabinetto della Provincia - perché Bergamo e in generale gli incarichi in Lombardia e nelle regioni del nord sono di prestigio e utili per lavori in cui la competenza si accresce cambiando territori».

Puntualizzando che non si tratta di una questione economica, che anzi da quel punto di vista ci avrebbe rimesso, entra nel merito del bando: «Uno dei requisiti che mi è apparso subito di dubbia opportunità riguardava gli obblighi formativi. Si faceva riferimento alla legge regionale della Lombardia 6 del 2015 in cui l’articolo 33 indica che il personale in ingresso deve essere avviato a un percorso formativo iniziale non previsto da tutte le regioni». Pertanto, sostiene, «solamente chi vive o ha vissuto e lavorato in Lombardia può avere questo requisito, un requisito che restringe di parecchio l’ambito di ricerca del nuovo comandante». Il Comune, contattato per una replica, fa sapere che la procedura è seguita in maniera trasparente e tutti gli atti sono pubblici. Per questo pomeriggio è previsto il colloquio finale dei venti candidati

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