La storia di Tanya e della sua famiglia
«Testimoniamo la sua voglia di vivere»

«È come essere su una zattera trasportata dagli eventi. Vivevo alla giornata, anzi sopravvivevo. La cosa più difficile da gestire era l’angoscia. Apparecchiavo la tavola per lei e mi sarei sentita in colpa se non l’avessi fatto. Poi ho deciso di guidarla io quella zattera, di ricominciare».

E il ricordo di Tanya è diventata la sua forza, «il dolore è stato per noi un’opportunità e ha fatto nascere tanto amore». Rosangela Rota forse non sarebbe la donna forte che è, senza la sua Tanya e quanto le è successo il 26 agosto 2008. Aveva 15 anni, era in motorino e stava andando a lezione di ripetizione di latino: il giorno dopo avrebbe dovuto sostenere l’esame di recupero. Oggi la sua insegnante, colei che al «Federici» di Trescore l’aveva rimandata a settembre, è una delle migliori amiche di mamma Rosy. E anche di più: «L’ho voluta come madrina di Gabriel, pensa un po’ cosa può nascere...».

Dell’incidente di quel giorno Rosangela non parla volentieri e come darle torto. Mostra le foto della sua Tanya, un sorriso contagioso, lo stesso sorriso di Gabriel, « voluto non per sostituire lei, ma semplicemente per amore». La rinascita di questa famiglia di Endine ha portato a quel furbetto di Gabriel che oggi ha 6 anni e anche all’impegno nell’«Associazione Vittime della strada», di cui Rosy è referente per la Val Cavallina. «Ho ricevuto dall’associazione una lettera un paio di settimane dopo l’incidente – ricorda –, ma l’ho messa nel cassetto, ero troppo gelosa del mio dolore. Poi, dopo due, tre anni, grazie al supporto dei miei amici che all’inizio mi davano fastidio, poi sono diventati una rete vitale per me, mi sono lasciata convincere dall’opportunità di aprirmi agli altri.

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