Consegne a domicilio: restano consentite
Caos in Lombardia dopo la revoca del Tar

Ascom e Confesercenti Bergamo fanno chiarezza: la sentenza del Tar non ha di fatto cambiato nulla per le consegne a domicilio, che restano consentite anche per i beni diversi da quelli alimentari, come chiarisce il ministero dell’Interno.

La Regione Lombardia ha presentato un’istanza di revoca del decreto del presidente del Tar con il quale «è stata disposta la sospensione parziale dell’ordinanza n.528 del 11 aprile 2020 di Regione Lombardia nella parte in cui consente la consegna a domicilio da parte degli operatori commerciali al dettaglio». «Regione Lombardia continua a ritenere utile e necessario consentire la consegna a domicilio per dare la possibilità ai cittadini di superare alcune delle difficoltà emerse in questo periodo di restrizioni» spiega in una nota il Pirellone a proposito del decreto del Tar che blocca un servizio che si è rivelato prezioso per i cittadini in lockdown e che ha garantito anche al settore ristorazione di ridurre un minimo le perdite economiche dovute alla chiusura degli ultimi due mesi ormai.

Anche l’assessore regionale agli Enti locali, Montagna e Piccoli comuni Massimo Sertori è ritornato sul decreto del Tar nella conferenza stampa del pomeriggio di venerdì 24 aprile. Sertori ha ribadito quanto già dichiarato dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: «Pensiamo che il servizio da asporto si possa organizzare. Dire no a tutta la ristorazione potrebbe voler dire penalizzare persone che invece si vogliono organizzare e hanno anche necessità di riprendere le loro attività in condizioni di sicurezza».

Sulle consegne a domicilio intervengono anche Ascom Bergamo e Confesercenti Bergamo sottolineando che: «La sentenza del Tar non ha di fatto cambiato nulla per le consegne a domicilio, che restano consentite anche per i beni diversi da quelli alimentari, come chiarisce il ministero dell’Interno» spiega Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, interviene sulla questione che ha provocato notevole incertezza tra i commercianti. «Possiamo rassicurare tutti i nostri associati – sottolinea Rossi – Possono continuare ad effettuare le consegne, purché garantiscano l’osservanza delle misure a tutela della salute di operatori e clientela. Per la categoria, in un momento così difficile, le consegne a domicilio rappresentano una possibilità di mantenere a un livello di sopravvivenza l’attività, in attesa di un rapido miglioramento della situazione».

«Nonostante la sentenza del Tar di Regione Lombardia emanata ieri sera, 23 aprile, le consegna a domicilio anche di beni diversi da quelli alimentari o di prima necessità rimane possibile. Il provvedimento non produce alcun effetto sul piano pratico» rileva anche Ascom Bergamo.

«La Regione Lombardia con l’Ordinanza 528 dell’11 aprile non ha infatti ampliato ma ha chiarito la possibilità, per la prima volta, della consegna a domicilio generalizzata di tutte le merceologie, come risulta dai chiarimenti che già da alcune settimane sono riportati sul sito ufficiale del Governo. Che dice che “i negozi e gli altri esercizi commerciali al dettaglio che vendono prodotti diversi da quelli alimentari o di prima necessità e che quindi sono temporaneamente chiusi al pubblico possono proseguire le vendite effettuando consegne a domicilio, nel rispetto dei requisiti igienico sanitari sia per il confezionamento che per il trasporto, ma con vendita a distanza senza riapertura del locale. Chi organizza le attività di consegna a domicilio - lo stesso esercente o una cd. piattaforma - deve evitare che al momento della consegna ci siano contatti personali a distanza inferiore a un metro (i prodotti di prima necessità sono elencati nell’allegato 1 al Dpcm 10 aprile 2020). È altresì consentita la vendita di ogni genere merceologico se effettuata per mezzo di distributori automatici” ( cfr http://www.governo.it/it/faq-iorestoacasa)».

«Di fatto, resta il via libera agli ordinativi di merce sia per telefono che online, avendo ovviamente cura di rispettare i requisiti previsti per il confezionamento ed il trasporto delle merci e comunque le vigenti disposizioni sul distanziamento delle persone e dell’utilizzo dei sistemi individuali di protezione, a tutela dei lavoratori che provvedono alle consegne – spiegano da Ascom Bergamo –. Rimane infine confermato che nel corso dell’emergenza sanitaria la consegna a domicilio non richiede alcun titolo di legittimazione aggiuntiva quali SCIA o autorizzazioni particolari, in quanto considerata attività accessoria all’attività principale dell’operatore commerciale.

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