Coronavirus, le vittime salgono a sette
I contagi in Bergamasca sono 103

Colpita soprattutto la Val Seriana: tra giovedì 27 e venerdì 28 febbraio deceduti un uomo a Nembro, due signore di Gandino e Cene.

I morti in Lombardia positivi al coronavirus sono saliti a 17 e quasi la metà provengono dalla Bergamasca: complessivamente sette. Si tratta di un uomo residente a Bergamo e altri sei provenienti dai paesi della Valle Seriana. E su 531 casi positivi sul territorio lombardo, a Bergamo e provincia se ne sono registrati 103, pari al 19%. Giovedì 27 febbraio è spirato un uomo di 82 anni di Nembro, il signor Antonio Ardeghi, e ieri la Protezione civile nazionale ha dato comunicazione di due donne: una di 80enne di Gandino e una di 86 anni di Cene.

Il focus bergamasco dell’emergenza coronavirus continua a tenere banco, nel giorno in cui la Regione ha proposto al Governo di mantenere per un’altra settimana le misure di contenimento già attuate, sia quelle nei Comuni della zona rossa, che quelle previste nel resto della Lombardia.

Tra le richieste avanzate dalla Regione al Governo, anche la sospensione delle lezioni per le scuole di ogni ordine e grado per altri sette giorni. La Regione proporrebbe non proprio una chiusura delle scuole, ma la possibilità di seguire le lezioni online e non in classe per gli istituti attrezzati, mentre gli insegnanti potrebbero recarsi a scuola. La decisione spetterà in ogni caso al Governo, oggi. Una serie di proposte annunciate nella conferenza stampa a Milano per fare il punto sul coronavirus, cui hanno preso parte il vicepresidente Fabrizio Sala, gli assessori Giulio Gallera (Welfare), Davide Caparini (Bilancio), Pietro Foroni (Protezione civile) ed esperti infettivologi «che possono aiutare a fare chiarezza sulla situazione - ha aggiunto il governatore Attilio Fontana in collegamento -. Spero che il loro intervento possa restituire un po’ di sicurezza».

L’assessore Gallera ha aggiornato i numeri lombardi: «Ad oggi le persone positive sono 531 (il 10% è personale sanitario), di questi 235 sono ricoverati e 85 in terapia intensiva. I decessi di persone con coronavirus sono 17. Sono stati eseguiti 4.835 tamponi e il 75% ha dato esito negativo, l’11% è risultato positivo e il 14% è in corso di valutazione. Sono 40 i pazienti guariti. Otto giorni fa - ha precisato Gallera - abbiamo registrato il primo caso di positività e abbiamo emesso una prima ordinanza frutto della valutazione dei nostri esperti; domenica, dopo un’intensa giornata di confronti, sono state adottate le misure di zona rossa e zona gialla con una serie di restrizioni. Sono passati sei giorni dall’ordinanza e abbiamo iniziato a tirare alcune somme sui dati che abbiamo raccolto in questi giorni».

Questi i dati dei contagi, per singola provincia: 103 a Bergamo (pari al 19%), 13 a Brescia (2%), 123 a Cremona (23%), 182 Lodi (34%), 6 Monza e Brianza (1%), 29 a Milano (5%), 49 a Pavia (9%), 3 a Sondrio (1%), 3 a Varese (1%), in fase di verifica il 20,4%.

«Il sistema sanitario - ha aggiunto Gallera - è in grado di gestire tutte queste situazioni e di farsene carico. Va anche tenuto presente che l’incidenza di questa infezione è alta, ma si registra in un territorio dove vive circa il 3% della popolazione regionale. Il virus clinicamente non dà problemi ed è facilmente risolvibile nel 90% dei pazienti». Parole rassicuranti anche se gli esperti presenti hanno ribadito che la soluzione al problema coronavirus non è vicina: «Non è una situazione facile, scordiamoci che possa essere velocemente risolta – ha ribadito Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano -. Non bisogna limitarsi agli interventi nella zona rossa, ma servono misure che portino l’intera area metropolitana fuori dai guai. È una medicina amara, ma non credo ci siamo alternative». Per proteggere gli ospedali dalla diffusione interna del virus saranno effettuati tamponi all’ingresso delle patologie respiratorie e tutto il personale sarà fornito di idonei dispositivi di protezione personale.

La rete ospedaliera sarà potenziata con interventi urgenti di rafforzamento delle terapie intensive con l’assunzione straordinaria di personale, la formazione del personale per l’assistenza respiratoria e l’acquisizione di respiratori, monitor e sistemi di ventilazione assistita, mantenendo al domicilio i pazienti positivi che non manifestano gravi patologie. Tra gli infettivologi presenti anche Marco Rizzi, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Papa Giovanni, che ha ribadito: «la Sanità bergamasca si riorganizza giorno per giorno».

La situazione più complicata si registra nel Lodigiano: «Al pronto soccorso di Lodi stanno arrivando circa 100 persone al giorno, tutte con un quadro clinico compromesso – ha sottolineato Gallera –. Se prima si registravano circa 180 accessi al giorno, oggi hanno una media di 100, tutti con situazioni compromesse e che arrivano ad un aggravamento molto veloce. Abbiamo subito individuato posti letti in terapia subintensiva, e 15 pazienti ieri sono stati subito portati all’ospedale Niguarda. La stessa cosa era successa la sera prima a Cremona».

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