«Costretto a fermarmi dalla polizia
Poi le botte, i tifosi gridavano: basta»

Il racconto dell’autista del primo pullman dei tifosi coinvolti nei fatti di Firenze dopo la partita Fiorentina-Atalanta. È stato sentito dalla Digos insieme al datore di lavoro.

Sono stati sentiti dalla Digos di Bergamo, chiamata dai colleghi fiorentini a collaborare nelle indagini su quanto accaduto dopo la partita di Coppa Italia Fiorentina-Atalanta. Quelle di Otello Lafalce, 62 anni, alla guida del primo pullman della colonna, e del suo datore di lavoro Massimiliano Dieni, 42, titolare della Travel World di Pioltello, conducente del secondo bus (a due piani), sono ritenute testimonianze chiave, perché neutre, e cioè di soggetti estranei alle parti che in questa vicenda si contrappongono. Sia il primo sia il secondo hanno escluso che siano stati gli atalantini a imporre lo stop ai pullman .

Lafalce, alla guida del primo bus, racconta che sulla tangenziale, mentre il bus procedeva dietro a un’auto della polizia «stati affiancati da un furgone Ducato della polizia. Un funzionario mi ha intimato “Accelera, accelera”. Io ho risposto: “Ma cosa accelero, se ho davanti una vostra auto”?. Lui dev’essersi inviperito, ha afferrato la radio e ha comunicato qualcosa. Pochi attimi dopo, l’auto della polizia che ci precedeva ha rallentato bruscamente, tanto che quasi la tampono. Dal furgone sono scesi i celerini che sono corsi verso di noi». Nel frattempo arrivano altri furgoni di forze dell’ordine a rinforzo. «Sono saliti due poliziotti ed è iniziata la mattanza. Picchiavano coi manganelli. I ragazzi sul pullman erano impauriti, gridavano: “Smettetela!”».

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