Da farmacista ad artista della birra
Addio a Giovanni, fondatore del «Via Priula»

È morto nella sua San Pellegrino stroncato da una polmonite. Da farmacista a imprenditore, Giovanni Fumagalli aveva 60 anni. Appassionato di arrampicata e scialpinismo. Recitò nell’Albero degli zoccoli.

Da farmacista ad «artista» della birra. Giovanni Fumagalli, di San Pellegrino, aveva 60 anni. Conosciutissimo in Valle Brembana e da alcuni anni nel mondo dei birrifici artigianali, è stato stroncato nel primo pomeriggio di giovedì 19 marzo da una polmonite.

Al tampone del coronavirus, pochi giorni prima, era risultato negativo.

Fumagalli, fino a poche settimane fa, era al lavoro nel suo locale di via Pitentino a Bergamo, il «Beerghem Via Priula», quando ancora le restrizioni per il Covid-19 non erano in vigore.

«Si è ammalato - ricorda il cugino Mario Micheli, farmacista a San Pellegrino - ma si sentiva forte, tanto che durante quei giorni era andato pure ad arrampicare, una delle sue passioni. Le condizioni poi sono peggiorate, sei giorni fa è stato ricoverato alla Gavezzeni, in terapia subintensiva».

Giovedì 19 marzo, verso le 13, l’ improvviso decesso che ha lasciato attonita la Valle Brembana. Giovanni, che abitava a Bergamo, lascia la moglie Isabella e due figli, Camilla e Francesco. Fumagalli iniziò come farmacista, ereditando il lavoro del padre Alberto e del nonno Ermanno Bonapace, inventore della famosa «Magnesia San Pellegrino». Nel 2010 l’ idea con l’ amico Mauro Zilli di avviare il birrificio «Via Priula». Fumagalli aveva iniziato dietro la farmacia, da produttore dilettante, come tanti amanti delle «bionde». Poco alla volta si era fatto esperto e così nacquero le prime tre birre: Loertìs (asparago in dialetto bergamasco), la Bacio (dal nome di un elisir prodotto a inizio ’900 a San Pellegrino sempre dal nonno), e la Camoz, a ricordo della guida alpina Bruno Tassi, grande amico di Fumagalli. Inizia a partecipare ai primi concorsi e le sue birre fan man bassa di premi, anche all’ esterno, fino al Giappone.

Apre prima il locale sotto i portici Colleoni di San Pellegrino (poi trasferito in via Tasso), quindi quello in via Pitentino a Bergamo. Nascono i festival e gli incontri per promuovere le birre artigianali bergamasche, su tutti il «Beerghem» da alcuni anni sul viale della cittadina termale, a riunire il mondo della produzione orobica. Fumagalli e i suoi amici sono un fiume di iniziative, le etichette arrivano a 13 e le loro birre si vendono nei bar di Londra. Da poco aveva lasciato la su a farmacia di San Pellegrino al cugino Mario, dedicandosi in toto alle birre.

«Era diventato un grande imprenditore - dice ancora il cugino Mario Micheli - dalla straordinaria creatività». Micheli ricorda anche un aneddoto che forse pochi conoscono. «Giovanni, era adolescente - racconta -quando interpretò il figlio del padrone nell’”Albero degli zoccoli” di Olmi. C’ è una scena in cui canta un motivo inventato proprio da lui. Il padre Alberto era consulente di Olmi e quando sentì Giovanni cantare quella canzone volle portarla anche nel film». Grande sportivo, Fumagalli era scalatore e scialpinista, fondatore del gruppo «Camosci» che così lo ricorda: «È stata una vera forza della natura, non si fermava mai. Troppo avanti, troppo temerario per non realizzare i suoi sogni. Lo ringrazieremo sempre. Lui fondò il nostro gruppo».

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