Dal Falcone lettera a Mattarella
«Vogliamo riavere il nostro prof Rho»

«Lei, dott. Sergio Mattarella è il Presidente di tutti, un punto di riferimento anche nostro, studenti dell’Istituto linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo». Inizia così la lettera degli studenti del Falcone al Capo di Stato.

«Uomo dello Stato, di Legalità, della Giustizia. Mai intitolazione ad una Scuola è stata più appropriata di questa, quasi un ritorno storico come se qualcuno - da lassù - avesse voluto far incrociare la storia di un eroe con noi e legarla a quella del nostro insegnante di Filosofia prof Stefano Rho, del quale certamente conoscerà l’incredibile vicenda».

«Licenziato per una pipì nel cespuglio di 11 anni fa, tanto antica quanto deflagrante oggi. Un vero e proprio gesto criminale, degno di essere sanzionato con l’allontanamento dall’insegnamento, strappato a noi allievi, scippato della sua dignità di uomo , padre e marito, senza la possibilità di dare sostentamento alla propria famiglia».

«Siamo feriti quanto lui, persona stupenda che da subito ha travalicato il ruolo di insegnante per porsi a noi come maestro di vita. Noi vogliamo riavere subito il nostro prof Rho, riappropriarci delle sue ore di lezione, vere e proprie lezioni di vita».

«Con questa consapevolezza ci rivolgiamo a Lei. Spesso, noi giovani, siamo al centro dei suoi discorsi pubblici ma troppo spesso ci confrontiamo con una realtà ben diversa da quella che Lei auspica per noi».

«Ci ha spronato ad essere protagonisti del nostro futuro con un presente d’impegno, studio e responsabilità, ci ha invitato ad essere partecipi di questa società per condividerne i valori e gli insegnamenti migliori.Certo, noi ci siamo. Non ci tiriamo indietro ma vogliamo contare».

«Anche se gli adulti spesso ci confezionano esempi che vanno nel segno opposto. E non ci riferiamo solo ai fatti negativi di cronaca quotidiana ma anche ai disvalori che certo mondo politico manda, quello che legifera e norma la vita di tutti. Politici pronti ad indignarsi di fatti creati dai loro stessi errori e che non sono poi in grado di gestire né di risolverli. Come nel caso del nostro prof. L’ impotenza di altri non è la nostra e le circostanze impongono soluzioni rapide».

«Le chiediamo d’incontrarci per parlarne e confrontarci con Lei. Non ci deluda». Una lettera firmata da Gaia Alberti, classe 5/N, portavoce con le firme allegate di 514 studenti dell’Istituto Falcone di Bergamo.

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