Dal maggiore alle estetiste
Bossetti addita i suoi «pinocchi»

Massimo Bossetti l’aveva già accennato la scorsa udienza: «Chi si è seduto qui e ha parlato contro di me, ha mentito. Hanno mentito tutti, tranne i miei consulenti». Nell’udienza di venerdì 11 marzo ha ultimato l’opera fornendo la lista di coloro che, a suo dire, non avrebbero detto la verità.

Dall’edicolante che aveva smentito che l’imputato fosse suo cliente abituale alle estetiste che avevano dichiarato che Bossetti faceva lampade anche due volte la settimana. E ancora: i colleghi di cantiere, l’ufficiale dei carabinieri che bloccò Bossetti sulle impalcature al momento dell’arresto, i periti informatici dell’accusa che avevano trovato sul pc di casa Bossetti compare una ricerca della parola «tredicenni» abbinata a morbose caratteristiche sessuali. Marita non aveva escluso la possibilità di aver digitato il termine «ragazze» («Ma tredicenni no»). Venerdì l’imputato è stato più categorico: «Non possiamo aver fatto quel tipo di ricerca né io, né mia moglie. La verità è che non esiste tale ricerca, e bisognerebbe guardare meglio». Tutta la cronaca nelle due pagine su L’Eco di Bergamo in edicola il 12 marzo.

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