Dal verde agli anziani, via ai colloqui
per 1.544 lavoratori socialmente utili

Colloqui per il lavoro ma non solo. Chi riceve il Reddito di cittadinanza - lo prevede la norma - deve anche cercarsi dei lavori socialmente utili da fare. Ecco com’è andata a Bergamo.

Consegna della spesa alle persone anziane, manutenzione del verde, aiuto negli archivi o nelle biblioteche comunali. Sono i progetti utili alla collettività (Puc) che verranno assegnati a 1.544 beneficiari del sussidio nell’Ambito 1 (che comprende il capoluogo e i Comuni di Gorle, Orio, Ponteranica, Sorisole e Torre Boldone).

La sottoscrizione del «Patto per l’inclusione» (che riguarda 515 nuclei) o del «Patto per il lavoro» (1.029) prevede infatti la disponibilità a svolgere per almeno otto ore settimanali attività non retribuite nei Comuni di residenza in diversi ambiti, sociale, ambientale, artistico o formativo.

Fase avviata

«I colloqui per avviare i Puc sono partiti – conferma la presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci, nonché assessore alle Politiche sociali di Palafrizzoni Marcella Messina –. L’obiettivo è attivare una serie di progetti trasversali ai diversi settori, cercando di far corrispondere alle necessità dei servizi i curricula e le competenze delle persone, che emergono proprio durante i dialoghi con gli operatori. La titolarità dei progetti è dei Comuni, ma abbiamo attivato associazioni, parrocchie e realtà del terzo settore, per sperimentare anche una gestione associata e favorire l’inclusione sociale». Sia che si tratti di iniziative già in essere sia di nuove attività, i «volontari» non sostituiranno i professionisti. «Avranno mansioni semplici di supporto», chiarisce Messina.

La fotografia

Intanto dai primi dati disponibili, l’equipe «Reddito di cittadinanza» (composta da assistenti sociali ed educatori) di Palafrizzoni ha tracciato un identikit dei nuclei che hanno sottoscritto il «Patto per l’inclusione, ovvero quei nuclei beneficiari del Reddito di cittadinanza ma non immediatamente attivabili per un percorso lavorativo, e quindi seguiti dai servizi sociali del Comune. «Si tratta di famiglie multiproblematiche, dove problemi sociali e problemi sociosanitari spesso si sommano», descrive Messina. Situazioni di indigenza causate da lavori precedenti scarsamente retribuiti o saltuari vanno a braccetto con l’isolamento sociale.

«Il bisogno di un’occupazione – aggiunge Messina – fa il paio con un’età elevata (spesso over 55) e con l’assenza di una qualifica specifica, che rende difficile il ricollocamento nel mercato del lavoro». Oltre a una quota di cronicità (dipendenza o casi psichiatrici), «c’è un 10% di bisogni sociosanitari che vanno costantemente monitorati proprio per evitare che diventino cronici, come le forme depressive».

Dall’analisi emerge poi che dei 459 nuclei che a Bergamo hanno sottoscritto il «Patto per l’inclusione» «il 40% è composto da uno o due componenti (coppie di anziani, madre-figlio o coppie ricostruite), un elemento che dimostra come il Reddito di cittadinanza fatichi ad avvicinare i nuclei numerosi», fa notare l’assessore Messina. Il dato vale infatti anche per l’ambito, dove, su 515 «Patti per l’inclusione», 237 nuclei hanno un solo componente, 97 due e 69 tre. Dai quattro componenti in su il numero dei beneficiari cala.

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