Defibrillatori, Bergamo all’avanguardia
Dal 19 è d’obbligo per le attività sportive

C’è una giornata cerchiata col rosso sui calendari di tutte le società sportive, e non è quella della ripresa dei campionati, è un impegno con al centro la salute, ben più importante dei risultati.

Il 19 luglio scatta l’obbligo della presenza di un defibrillatore (e di personale formato per utilizzarlo) per tutte le attività - allenamenti, partite o gare - anche a livello dilettantistico, dalle giovanili ai «grandi». La deadline è conosciuta da tempo, le radici affondano nel decreto Balduzzi, all’origine c’è una tragedia che ha scosso lo sport italiano e Bergamo in particolare: la scomparsa di Piermario Morosini sul campo di Pescara, era il 14 aprile 2012.

Alle lacrime è seguito l’impegno, e se qualcuno ipotizzava una nuova proroga, le parole di Antonio Rossi, assessore regionale allo Sport hanno spazzato via ogni dubbio: nessun rinvio, dal 19 luglio si parte. Un’iniziativa doverosa, ma anche onerosa per le migliaia di realtà sportive impegnate sul territorio. In ogni sport, a ogni livello.

Lo sa bene Giuseppe Pezzoli, delegato provinciale del Coni, che in questi mesi si è speso in questa direzione: «E alla fine, Bergamo può oggi considerarsi una realtà all’avanguardia, non solo in Lombardia - esordisce Pezzoli -. Nelle ultime settimane abbiamo tracciato un primo bilancio su quanto fatto finora, i numeri sono importanti, a partire dai 125 defibrillatori donati dalla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, un investimento da 250mila euro».

Avanti con le cifre: «Come Coni, in collaborazione con la federazione dei medici sportivi, abbiamo formato 300 persone all’utilizzo del defibrillatore e alle pratiche di primo soccorso – prosegue il numero uno del Coni orobico -, altre 300 ne formeremo nei prossimi mesi. Il Csi, inoltre, ha provveduto con sue iniziative. Nel complesso, l’Areu (Agenzia regionale emergenza unica, ndr) ha censito quasi 800 defibrillatori in Bergamasca, di cui 600 negli impianti sportivi: manca ancora qualcosa, perché in 70 comuni questi strumenti ancora non ci sono, ma teniamo conto che molti si stanno attivando in queste settimane, i dati dovrebbero crescere».

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