«Di’ che Bossetti ha confessato»
Ma il compagno di cella non accettò

Nell’udienza del 24 febbraio è stato sentito (a porte chiuse) anche Rodolfo Locatelli, che è stato compagno di sezione di Massimo Bossetti nel carcere di via Gleno. «Un altro detenuto mi chiese di avvalorare la sua tesi raccontando che Bossetti aveva confessato il delitto, ma io dissi di no».

Rodolfo Locatelli ha parlato in aula per circa mezz’ora a porte chiuse, dietro un paravento. Prima di lui aveva parlato Alma Azzolin. Il detenuto ha raccontato che in carcere un altro detenuto (Loredano Busatta, il pregiudicato che raccontò di avere raccolto confidenze di Bossetti, riguardanti il delitto) gli suggerì di avvalorare la sua tesi, dicendo «che Bossetti aveva confessato», una richiesta che Locatelli rifiutò perché da Bossetti non aveva sentito nulla di questo e perché «una persona seria queste cose non le fa». Il compagno di cella ha specificato di non aver mai parlato con Bossetti di Yara in modo specifico: «Abbiamo parlato qualche volta di aspetti processuali, ma le nostre conversazioni non sono mai state specifiche», nessuna confessione dunque.

Sempre Locatelli ha raccontato in aula che «una volta in parlatorio Bossetti fece degli apprezzamenti su mia sorella di 19 anni, gli dissi di smetterla, ma fu nulla di eccessivo» e che Bossetti in un’occasione, guardando una rivista, si soffermò a guardare le immagini di ragazzine. E ancora: «Un altro detenuto mi riferì che a Bossetti erano stati sequestrati 500 mila euro all’estero, in Germania», ha spiegato Locatelli, che in un’altra fase della deposizione ha raccontato: «Bossetti mostrò a un detenuto marocchino una ferita che aveva sulla schiena, sostenendo che era una ferita d’arma da fuoco, ma a me non sembrava».

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