«Diabete, sono vicino alla cura
La sperimentazione nel 2021»

Il medico ricercatore bergamasco Paolo Fiorina sta mettendo a punto la terapia con due start up. «Ho fondato le società biotech Enthera e Altheia che hanno già ricevuto decine di milioni di finanziamenti»

Quando era piccino aveva un sogno, voleva conquistare l’universo progettando futuristiche astronavi. Qualche anno più tardi, Paolo Fiorina è partito per la sua missione. Non più il viaggio nello spazio, ma comunque una scoperta che potrebbe cambiare il mondo della medicina: la cura del diabete.

Classe 1967 di Gandellino, è docente ad Harvard e a Milano, oltre che direttore del Centro di ricerca internazionale sul Diabete di Tipo 1 e del reparto di Endocrinologia e della Diabetologia del Fatebenefratelli Sacco di Milano. Da poco eletto presidente della Società italiana di Diabetologia della Lombardia, ha fondato due start-up specializzate nella tecnologia applicata alla ricerca in biologia. Due biotech che insieme hanno raccolto finanziamenti per diverse decine di milioni e si dedicano allo studio di una patologia che, secondo le stime, entro il 2030 interesserà mezzo miliardo di persone.

Cosa significa? Che cos’è il diabete di tipo 1 e cosa lo differenzia dal tipo 2?
«Il diabete mellito di tipo 1 è una malattia autoimmune che colpisce principalmente in età giovanile. In questo caso, il sistema immunitario distrugge le proprie cellule, quelle del pancreas endocrino, responsabili della produzione e secrezione di insulina che regola i livelli di glucosio nel sangue. Nel diabete di tipo 2, che insorge in età adulta, la patologia non è caratterizzata da un attacco autoimmune, ma da una disfunzione del pancreas endocrino, a causa generalmente di scorrette abitudini alimentari. Il risultato è il medesimo, il corpo non riesce a eliminare completamente il glucosio nel sangue, portando ad avere effetti acuti e cronici, dai danni oculari a quelli cardiaci».

Quali sono le sue principali scoperte rispetto al diabete di tipo 1?
«In ambito immunologico, le più importanti sono due: la prima riguarda un ormone, l’IGFBP3 o enterostaminina. Ho dimostrato che nel paziente diabetico aumenta in maniera importante, provocando danni all’intestino. Per impedirlo, ho creato una serie di inibitori di questo ormone e messo a punto un farmaco. Dal brevetto è nata Enthera, una società di biotecnologia che porterà a breve questo farmaco in clinica per curare le complicanze legate al diabete, ma anche alcune malattie intestinali quali la colite ulcerosa e la malattia di Crohn».

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