«Dica che i soldi sono un regalo»
I consigli alla vedova per eludere

Arcene, la donna accusata di riciclaggio per nove milioni di euro su un conto corrente in Svizzera. Un legale milanese le suggerì di dire che erano una regalia del marito.

«Ma no, diciamo che (i soldi, ndr) lei li ha avuti in regalo anni fa». Sono le intercettazioni telefoniche, secondo gli investigatori, a confortare gli elementi documentali raccolti a carico di Carmen Testa, 60 anni, di Arcene (ufficialmente operaia ma di fatto socia di maggioranza dell’immobiliare di famiglia), la donna cui il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Bergamo, coordinata dal pm Nicola Preteroti, ha sequestrato 9.188.163,28 euro ritenuti frutto di un presunto riciclaggio.

Gran parte del patrimonio ora sotto sequestro, vale a dire circa 7,2 milioni di euro, è denaro depositato sul conto di una banca di Lugano. Sarebbero fondi che - per l’accusa - il defunto marito dell’immobiliarista, l’impresario edile Pio Giuseppe Previtali, avrebbe accumulato illecitamente tra il 1991 e il 1998. Stando alle contestazioni, sarebbero il frutto di una bancarotta fraudolenta da 16.231.901,56 euro ai danni della G. I. F. A. Costruzioni srl, fallita nel 1994 e di cui Previtali era amministratore di fatto. L’uomo era stato condannato in via definitiva nel 2005 (20 mesi, pena sospesa) ed è questa condanna che ha fatto drizzare le antenne al pm, quando in Procura l’Agenzia delle Entrate ha spedito la documentazione per la «voluntary disclosure», e cioè la pratica con cui, tramite un pagamento di circa mezzo milione di euro, Testa intendeva regolarizzare il tesoretto svizzero.

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