Dottoressa guarita a L’Aquila
torna a Bergamo: «Voglio aiutare»

Coronavirus, Chiara Bonini, 26 anni, «paziente uno» all’ospedale dell’Aquila, è guarita e vuole tornare a casa «per dare una mano alla mia città che vive un momento drammatico ed ha bisogno, estremo, di medici».

Una giovane dottoressa di Bergamo, «paziente uno» all’ospedale dell’Aquila, appena negativizzata, vuole tornare a casa «per dare una mano alla mia città che vive un momento drammatico ed ha bisogno, estremo, di medici». È l’intenzione, forte, manifestata dal 26enne medico di Bergamo Chiara Bonini, proprio nel giorno in cui è arrivata la sua guarigione completa dal covid-19, con il responso negativo del secondo tampone effettuato all’Aquila, nella sua casa dove è stata posta in isolamento dal 13 marzo, dopo il ricovero. «La mia città è la più colpita - spiega all’Ansa -. La situazione è di grande emergenza, ci sono molti infetti e il numero dei decessi è molto alto. C’è da molta paura. Ora che sono guarita e libera di uscire, sento particolarmente questa esigenza di mettermi a disposizione, come vorrei rivedere la mia famiglia che sta bene e che ho sentito solo per telefono».

Tra l’altro, la Bonini che ha ricevuto l’abilitazione automatica alla professione mentre era in isolamento, ha ricevuto una proposta di lavoro subito dopo essersi iscritta all’ordine dei medici della provincia di Bergamo. La giovane, che non è mai stata in condizioni critiche e non ha avuto problemi respiratori, era stata ricoverata al reparto di malattie infettive dell’ospedale San Salvatore il 28 febbraio scorso dopo essere arrivata nel capoluogo abruzzese, dove si è laureata in medicina «è la mia seconda città, ci sono molto legata», due giorni prima per partecipare, proprio il 28 all’esame di abilitazione alla professione, poi rinviato per la emergenza. Una volta saputo della positività del suo ragazzo, un medico dell’ospedale di Brescia, «sta bene anche lui, aspetta solo il secondo tampone», si è messa in quarantena in casa all’Aquila «senza sintomi», avvisando le autorità sanitarie: «Poi mi è venuta la febbre e mi hanno portato in ospedale per il tampone e mi hanno ricoverata. Ho avuto solo sintomi influenzali, l’unico inconveniente è che ho perso gusto e olfatto e nonostante stia bene da due settimane ho recuperato per ora solo il gusto. Comunque, sono stata curata in maniera eccellente, con umanità e professionalità, da una sanità che all’Aquila è organizzata».

La dottoressa si dice fortunata perché «nel giorno e mezzo in cui sono andata in giro ho visto solo quattro persone, una mia amica e il suo ragazzo, a casa, e altri due con cui ho fatto una passeggiata a Rocca Calascio». «Questi ragazzi non hanno avuto sintomi, sarebbe stato un problema se fossi andata in uffici pubblici o all’università - spiega ancora -. Se ho paura di fare il medico? Sicuramente ho da imparare ma l’istinto c’è, all’inizio sarò affiancata, quando mi sarò formata andrò da sola. Comunque, ho gli anticorpi e anche se non si conosce molto di questo virus, dovrei avere una forma più lieve se dovessi essere contagiata di nuovo» continua il giovane medico che vuole specializzarsi in reumatologia e che conclude lanciando un appello: «state a casa, è una vera emergenza mondiale, solo rispettiamo le regole ne possiamo uscire».

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