Estate nera: in tre mesi nove annegati
«Il salvagente sulle rive fa la differenza»

Nella mattinata di giovedì 22 agosto l’ultimo saluto ai due fratelli pachistani morti a Tavernola. Il presidente dei sommozzatori: «Può servire attrezzare le spiagge con le ciambelle».

Nove morti e otto azioni di salvataggio. È il pesante bilancio di tre mesi d’estate, fra giugno e agosto, sui fiumi Adda e Oglio e nel lago d’Iseo nei confini della Bergamasca e aree confinanti.

I dati (che non comprendono il diciottenne romeno morto annegato nell’Adda a Calolziocorte, Lecco, nel luglio scorso, in tal caso le vittime arriverebbero a dieci, ndr) si possono ricavare dalla lista ufficiale di interventi di soccorso che i sommozzatori volontari di Treviglio sono stati chiamati a svolgere insieme agli altri membri della rete regionale emergenze-urgenze. Quasi sempre le persone soccorse sono di origine straniera, le più esposte al rischio annegamento, secondo le statistiche.

L’Adda, una trappola

L’ultimo risale a martedì 20 agosto , a Medolago, dove hanno recuperato un ragazzo peruviano di 22 anni che stava trascorrendo con fidanzata, famigliari ed amici, nella zona chiamata «Medolago beach», una giornata di relax sul fiume. Tutti quanti hanno poi deciso di attraversare per gioco il fiume ed è in quel frangente che il ventiduenne è stato trascinato via dalla corrente.

Il maggior numero di morti e salvataggi (rispettivamente tre e sette) risultano nel tratto di fiume Adda fra Cassano (Milano) al confine con Fara, Cornate (Monza-Brianza) al confine con Medolago e Capriate. Anche il lago d’Iseo conta le sue vittime: il 16 agosto sono morti due fratelli pachistani, di 16 e 17 anni, Waqas e Hassan Muhammad ricordati nella mattinata di giovedì 22 agosto in una preghiera ad Azzano. Il Comune in cui vivevano ha anche proclamato il lutto cittadino per la perdita dei due giovani.

Possibili rimedi

Come fare? Tutti i Comuni rivieraschi hanno provveduto a posizionare sulle sponde dei cartelli in cui viene ricordato che nell’Adda vige il divieto di balneazione. In alcuni casi, però, questi cartelli sono poco numerosi e anche poco visibili: «Non ci vogliamo certamente illudere – spiega ancora Passera – che mettendo più cartelli di divieto nessuno farà più il bagno nel fiume. Qualche azione di maggiore impatto nel veicolare il messaggio che l’Adda è pericoloso, però, non farebbe male».

Quello che invece secondo il presidente dei sommozzatori volontari di Treviglio sarebbe realmente necessario è installare sulle sponde attrezzature di salvataggio: si parla di salvagenti anulari (le cosiddette ciambelle) o di salvagenti «baywatch», con apposite corde. Attrezzature che devono essere presenti vicino al fiume, ben visibili e facilmente accessibili: «A volte - chiarisce Passera - un secondo in più o in meno fa la differenza sul salvare una persona o meno. Non c’è la riprova, ma martedì a Medolago se al giovane fosse stata subito lanciata una ciambella con la corda, c’è una buona probabilità che avrebbe potuto salvarsi».

La «formula Fara»

Quest’anno non si è verificato invece nessun incidente mortale a Fara d’Adda nel punto in cui il fiume si interseca con il canale dell’Italgen e dove in passato sono annegate diverse persone (le lapidi visibili sulla sponda ne sono una triste conferma). Qui ci sono dei salvagente. Nel fine settimana, inoltre, i sommozzatori volontari di Treviglio svolgono un presidio fisso. E sono state cinque le persone salvate negli ultimi tre mesi (e per le quali non è stato nemmeno necessario chiamare il 112 perché prontamente estratte dall’acqua). Gli altri episodi si sono concentrati tra il fiume Oglio e il lago d’Iseo: anche nel Sebino i sommozzatori volontari di Treviglio sono presenti ogni fine settimana.

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