Family day, tanti i bergamaschi a Roma
«In piazza per difendere i nostri figli»

Saranno centinaia i bergamaschi che parteciperanno oggi pomeriggio al Family day a Roma al Circo Massimo.

«È difficile sapere in quanti saremo» osserva Alberto Moncada, responsabile territoriale per la logistica del Comitato «Difendiamo i nostri figli», che è l’organizzatore nazionale dell’evento. E spiega: «Noi, col passaparola, abbiamo organizzato tre pullman per 170 persone. So che altri pullman auto organizzati partiranno dalla città e dalle valli, so di gruppi in treno e in auto. Potrei azzardare che saremo un migliaio, ma davvero è difficile fare una stima; ci sono le famiglie singole o gruppi di amici... non è un’iniziativa con un'organizzazione centralizzata».

In realtà sono tutti laici, non necessariamente cattolici, che si muovono condividendo una certa visione della famiglia che vogliono difendere. «Per esempio – continua Moncada – io non conosco tutte le persone che verranno con i pullman che ho organizzato».

Il Comitato, nato l’anno scorso dopo la manifestazione del 20 giugno, ha costituito per l’occasione punti di riferimento organizzativo nelle città per rispondere alle richieste arrivate da varie città italiane, ma l’impressione è che l’adesione sia molto personale e trasversale.

«Sappiamo che è previsto un fiume di folla – conclude Moncada – e ci è stato consigliato di recarci subito al Circo Massimo per non rischiare di essere tagliati fuori. Non sono previsti raggruppamenti per provenienza, i bergamaschi presenti saranno mescolati fra la folla. Non so se alla fine riusciremo a sapere in quanti saremo presenti. Comunque saremo tutti lì per difendere la famiglia e i nostri figli».

Per quanto riguarda la diocesi di Bergamo, l’Ufficio Famiglia è impegnato nel convegno dedicato al giubileo delle famiglie. «Il convegno – spiega il responsabile dell’Ufficio don Edoardo Algeri – era già in programma quando è stato lanciato il Family day. D’altra parte – riflette – si tratta di un’iniziativa che è giusto sia promossa e gestita dai laici. Questo non significa non condividerne le finalità, soprattutto la necessità di una riflessione aperta su temi delicatissimi. Se infatti la regolarizzazione delle unioni civili è accettabile, la natura propria della famiglia deve restare chiara e identificabile e la step adoption, con tutte le sue conseguenze e i problemi che solleva, non è certo condivisibile».

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