Gioppino, la forza dei semplici
Il burattino orobico conquistò Milano

Il nostro burattino s’impose su Meneghino. Daniele Cortesi ritrova una preziosa collezione dell’800.

Un tesoro di arte, cultura, storia, emozioni. Prendersi cura dei vecchi burattini è passione e parte del lavoro di Daniele Cortesi, 61 anni, burattinaio dall’età di 27 anni, allievo del grande Benedetto Ravasio: grazie alle sue ricerche ha ritrovato ed acquistato a Padova una preziosa collezione di settanta burattini di tradizione bergamasca ottocentesca, più di cento copioni manoscritti, scenari e costumi.

A chi appartenevano?
«Erano di due burattinai milanesi, Oreste Strazza, morto negli anni ’40, e Giorgio Minutoli, morto nel 1969. Questo materiale era finito a Padova, acquistato dall’industriale Angelo Dalla Molle, produttore del Cynar, e poi rilevato da un privato. Un’altra parte dei burattini, anch’essi del Minutoli, si trova ora nel Museo civico di Crema».

Perché troviamo Gioppino nelle collezioni dei burattinai milanesi?
I milanesi interpretavano la tradizione bergamasca, una delle più importanti d’Italia e quindi Gioppino s’impose come il personaggio dominante anche a Milano, soppiantando via via il milanese Meneghino che diventò la spalla di Gioppino, secondo lo schema di antagonismo cittadino-campagnolo. Meneghino è un proletario di città, anche lui si batte per la giustizia, è povero, ha fame, ma parla meglio l’italiano ed è più acculturato di Gioppino. La fama di Gioppino in Lombardia era tale che il termine Gioppini diventò sinonimo di burattini in tutte le province lombarde, tranne a Cremona e a Mantova dove s’impose la tradizione emiliana con i personaggi popolari di Fagiolino, Sandrone e Sganapino».

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