Giornata mondiale contro l’Aids
Parodi e Cesvi insieme a Milano

In vista della Giornata mondiale contro l’Aids, Cesvi rilancia la sua storica campagna «Fermiamo l’Aids sul nascere» con un evento, in collaborazione con Mondadori Store, a sostegno della lotta al virus nei Paesi più colpiti.

Per celebrare questa giornata, sabato 28 novembre, Cesvi, in collaborazione con Mondadori, organizza «Impacchettiamo un sogno…con Cristina Parodi!», al Mondadori Megastore in Piazza Duomo, a Milano. Cristina Parodi, testimonial Cesvi da oltre 15 anni, presenterà la campagna di Cesvi «Fermiamo l’Aids sul nascere» e racconterà la sua esperienza con Cesvi in Africa, dove ha toccato con mano i risultati delle attività a favore dei minori orfani a causa dell’Aids. A seguire, dopo un coffee break all’insegna del cake design, per dare il via all’iniziativa «Impacchettiamo un sogno», la blogger Silvia-Giochi di carta realizzerà un workshop dimostrativo insieme a Cristina per creare pacchetti regalo con materiali di riciclo.

Secondo le più recenti stime Unaids, 36,9 milioni di persone nel mondo convivono con l’Hiv. Nonostante i miglioramenti registrati nell’ultimo decennio, 2 milioni di persone nel 2014 hanno contratto l’infezione da Hiv e 1,2 milioni di persone sono morte per complicazioni legate all’AIDS, una malattia che continua a propagarsi.

Nel 2000, durante il Millennium Summit delle Nazioni Unite, è stato fissato, tra gli altri, anche il 6° Obiettivo di Sviluppo del Millennio (MDGs): bloccare la propagazione e l’incidenza dell’Hiv/Aids e invertirne la tendenza entro il 2015, grazie all’impegno congiunto di Paesi ricchi e Paesi poveri. L’obiettivo, secondo Unaids, è stato raggiunto e si prevede di porre fine all’epidemia di AIDS entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili (SDGs). A partire dal 2000 la risposta globale all’Hiv ha scongiurato 30 milioni di nuove infezioni e quasi 8 milioni di decessi. Tuttavia, secondo l’Oms, l’Aids è ancora la sesta causa di morte nel mondo.

L’Africa Subsahariana è ancora oggi la zona più colpita al mondo. Nel 2014, il numero di persone che convivono con l’Hiv è arrivato a 25,8 milioni: più della metà sono donne e circa 1,4 milioni bambini. Nel 2014 i nuovi casi di contagio da Hiv sono stati 1,4 milioni, con una diminuzione del 41% dal 2000 al 2014. Inoltre, tra il 2004 e il 2014, il numero di morti per malattie legate all’AIDS nell’Africa Sub-Sahariana è diminuito del 48%. Nonostante i miglioramenti, l’Africa Sub-Sahariana conta più del 66% del totale delle infezioni da Hiv.

Da 14 anni, Cesvi è fortemente impegnato nella lotta all’Hiv/Aids, in particolare in Africa Subsahariana. La campagna «Fermiamo l’Aids sul nascere» è stata avviata nel 2001 nell’ospedale Saint Albert in Zimbabwe, dove il numero di persone affette da Hiv è pari a 1,6 milioni, di cui 150.000 bambini. Cesvi fornisce terapia farmacologica al fine di ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, garantendo anche l’assistenza medica e il supporto psicosociale ai malati di AIDS.

Arrestare l’infezione tra i bambini rimane una delle priorità della comunità internazionale. «La trasmissione verticale - racconta Loris Palentini, rappresentante Cesvi in Zimbabwe - rappresenta la principale via di contagio dell’infezione da HIV in età pediatrica. Nei distretti dove portiamo il nostro aiuto, la percentuale di siero prevalenza è scesa negli ultimi anni. Nel 2001, al Saint Albert Hospital, il 6,7% dei bambini che nascevano era affetto da HIV. Oggi, questo dato è calato drasticamente allo 0,6%. Solo il 5% delle donne in gravidanza visitate è positivo, contro il 21% del 2001»

«Fermiamo l’Aids sul nascere» è attiva anche in Repubblica Democratica del Congo, dove il numero di persone affette da HIV si aggira intorno a 450.000. Presso l’ospedale di Matete, nel distretto sanitario di Kalamu, Cesvi si dedica alla formazione del personale nazionale e a campagne di sensibilizzazione e prevenzione che coinvolgono le popolazioni e le istituzioni locali. Inoltre, nella Casa del Sorriso di Kinshasa, Cesvi accoglie i bambini di strada, spesso orfani a causa dell’Hiv/Aids.

La diseguaglianza nell’accesso ai test e al trattamento antiretrovirale è da sempre una questione critica. Nel 2014, solo il 54 % dei 36,9 milioni di persone che vivono con l’Hiv sapeva di essere affetta dal virus. Secondo una recente raccomandazione dell’OMS, tutte le persone infettate dal virus Hiv dovrebbero ricevere il trattamento antiretrovirale senza aspettare di sviluppare l’Aids. Attualmente, sono 15 milioni le persone che ricevono la terapia, ma 28 milioni ne avrebbero bisogno.

Dal 2001 al 2015 Cesvi ha visitato circa 18.000 donne in gravidanza e nell’ultimo anno ha fornito il trattamento antiretrovirale a quasi 900 pazienti nell’ospedale Saint Albert. Grazie alla consolidata presenza di Cesvi e alle attività di sensibilizzazione portate avanti in Zimbabwe e in Repubblica Democratica del Congo, le donne in gravidanza, così come i loro partner, accettano di sottoporsi al test per l’Hiv sempre più frequentemente.

In vista della Giornata Mondiale di lotta all’Aids (1° dicembre), Cesvi rilancia «Fermiamo l’Aids sul nascere» e celebra, con un evento in collaborazione con Mondadori Store, il #VirusFreeDay. L’obiettivo è duplice: da un lato sostenere la lotta al virus nei Paesi più colpiti e dall’altro rialzare il livello di attenzione fra i giovani italiani sulla prevenzione.

Dopo il Portogallo, l’Italia presenta la più alta incidenza di Aids dell’Europa occidentale. Nel nostro Paese ci sono circa 123.000 persone che convivono con l’infezione da Hiv. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2013 sono state segnalate 3.608 nuove diagnosi di Hiv - con un’alta incidenza tra le persone tra i 25 e i 29 anni - e 1.016 nuovi casi di AIDS. Nonostante ciò, secondo un’indagine Doxa realizzata nel 2013 tra i giovani dai 16 ai 34 anni per conto di Cesvi, a 30 anni dall’identificazione del virus 1 giovane su 3 non percepisce il contagio come un rischio reale e non si protegge. Solo il 35% dei ragazzi e delle ragazze in Italia, sebbene sappia che la via di trasmissione principale è quella sessuale, usa abitualmente il preservativo nelle proprie relazioni e solo il 29% dichiara di aver fatto il test dell’Hiv.

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