Gli «astronauti degli abissi» nel Sebino
Già recuperati 48 ordigni bellici

Al comando del capitano di fregata Giovanni Modugno, gli uomini della Marina Militare stanno bonificando il fondale del Sebino al largo del Corno, insieme agli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona.

Gli «astronauti degli abissi» della Costa Concordia da martedì 26 novembre stanno recuperando gli ordigni bellici inesplosi nei fondali del Corno di Tavernola. Sono gli stessi palombari che appartengono al Gruppo operativo subacquei (Gos) del Comando subacquei ed incursori della Marina militare (Comsubin) che ha sede a Portovenere e che dispone di sei nuclei Sdai (Sminamento difesa anti mezzi insidiosi) di palombari e artificieri sul tutto territorio nazionale. Personale altamente specializzato per immergersi in alto e altissimo fondale: con il palombaro fino a 300 metri e con i robot fino a 1.500. Come all’Isola del Giglio dove rimasero più di un anno, sono al comando del capitano di fregata Giovanni Modugno. Classe 1976, da lunedì è sul Sebino con una quindicina di uomini, tra cui un infermiere e un medico. Operano insieme ai cinque militari del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona del capitano Domenico Palma addetti al disinnesco e brillamento degli ordigni. In questi giorni hanno già recuperato 48 ordigni bellici.

Perché impiegare tante risorse se questi ordigni sono sui fondali da tanti anni? «Tutte le bonifiche di ordigni inesplosi sono necessarie per ovvie ragioni di sicurezza - sottolinea Modugno –. In acqua dolce inoltre l’involucro dell’ordigno potrebbe essere meno esposto alla corrosione rispetto al mare e quindi mantenere il massimo della sua pericolosità. Faccio presente che il nostro ruolo non è solo di carattere puramente militare, ma opera quotidianamente a favore della pubblica incolumità».

Nel 2018 la sola Marina Militare ha recuperato 45 mila ordigni, mentre nel 2019 sono già a quota 63 mila. Sul Sebino finora i residuati bellici recuperati e fatti brillare nella miniera Ca’ Bianca di Parzanica del cementificio ItalSacci sono poco più di una ventina, per lo più bombe da mortaio, e altri saranno riportati in superficie nei prossimi giorni.

Che siano operazioni ad alto rischio che richiedono una grande preparazione e concentrazione, soprattutto per chi opera in acqua, è fuori questione. Ma occorre disporre anche di mezzi adeguati: «Abbiamo una camera di decompressione a supporto della nostra attività subacquea. Ciò consente ai palombari di poter lavorare più tempo alla massima quota. Non dobbiamo solo recuperare gli ordigni e metterli in sicurezza, ma anche riconoscerne la tipologia».

Gli «astronauti degli abissi» sono in costante addestramento e sotto stretto controllo medico. Corpo e mente devono sempre essere in perfetto equilibrio, visti i rischi che corrono immergendosi in acqua a certe profondità. Ma c’è anche l’orgoglio e la consapevolezza di svolgere un importante contributo sociale sia che si tratti di operazioni di soccorso che di bonifica degli ordigni. «Abbiamo un ruolo importante in ambito nazionale sia quando portiamo soccorso in profondità, per esempio ad un sommergibile sinistrato, o come in questo caso di bonifica di ordigni convenzionali che risalgono all’ultima guerra. Nel mare i palombari rimuovono e fanno brillare questi ordigni in zone di sicurezza, tranne quando incontriamo ordigni chimici che devono essere recuperati per la loro alta pericolosità per l’ambiente. In acqua dolce invece le operazioni sono diverse poiché oltre a metterli in sicurezza in acqua, dobbiamo poi riportarli in superficie per consegnarli ai colleghi artificieri dell’Esercito con i quali è molto importante verificare e coordinare tutte le fasi operative».

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