Gori: una soluzione per gli ortodossi
«La chiesa di via Borgo Palazzo»

Il sindaco di Bergamo propone al presidente lombardo, Attilio Fontana, di mettere a disposizione l’edificio religioso che la Regione possiede nell’area dell’ex ospedale psichiatrico per i fedeli che prima pregavano nella chiesetta dei Riuniti: «Non è molto grande, ma potrebbe andar bene ed evitare che i cristiani ortodossi si ritrovino senza un luogo di preghiera. Sempre che in questa vicenda Regione Lombardia voglia trovare delle soluzioni e non solo creare problemi».

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, torna ad affrontare la questione della chiesetta degli ex Ospedali Riuniti e lo fa, in particolare, per offrire una soluzione alla comunità cristiano-ortodossa, che in quella chiesa pregava da anni e che, dopo l’asta dell’Asst «Papa Giovanni» (vinta dall’Associazione musulmani di Bergamo) , si è di fatto ritrovata senza un luogo di culto.

«Torno su un argomento di cui mi sono più volte occupato nei mesi scorsi, ovvero la vicenda della chiesetta degli ex Ospedali Riuniti di Bergamo – spiega il sindaco Giorgio Gori in un post su Facebook –. Una storia che è sempre più un pasticcio, da qualunque punto di vista la si guardi. Un veloce ripasso: il 25 ottobre scorso l’Asst “Papa Giovanni XXIII”, azienda ospedaliera di Bergamo controllata da Regione Lombardia, mette all’asta – col placet della Regione – la chiesetta degli ex Riuniti, piccola enclave all’interno dell’area destinata a ospitare l’Accademia nazionale della Guardia di Finanza. All’asta partecipa la comunità dei cristiani ortodossi, che usufruisce della chiesa dal 2015, ma l’offerta più alta è quella presentata dall’Associazione musulmani di Bergamo, che si aggiudicano l’ex chiesa con un rialzo dell’8% sulla base di 418.700 euro».

«Per riparare a un esito di gara sorprendente e particolarmente sgradito, Regione Lombardia decide a questo punto di esercitare il diritto di prelazione sull’immobile – che poco prima aveva scelto di vendere - con il presidente Fontana impegnato a promettere agli Ortodossi che la Chiesa sarebbe stata loro prontamente “restituita”. Ora la beffa: l’8 luglio una lettera arriva a padre Gheorghe, sacerdote dei cristiani ortodossi della parrocchia di San Tommaso Apostolo di Bergamo – continua il primo cittadino –. Nella busta, la diffida della Regione a lasciare l’immobile entro trenta giorni, pena il ricorso alle “più opportune sedi giudiziarie per ottenere la liberazione della suddetta unità immobiliare e l’integrale risarcimento dei danni subiti e subendi”. Traduzione: fuori o vi buttiamo fuori noi».

«Gli ortodossi di padre Gheorghe saranno quindi presto senza uno spazio in cui pregare – si legge ancora nel post –. Il presidente della Regione ha infatti realizzato che se rispettasse le promesse sbandierate pochi mesi fa (“L’ho chiamato per rassicurarlo e illustrargli le azioni che la Regione metterà in atto per consentire alla comunità di non perdere il loro luogo di culto”, disse il giorno della vendita della chiesa) rischierebbe di essere indagato per turbativa d’asta, non una cosa da poco. Il risultato, dunque, è che per far dispetto ai musulmani, che legittimamente si erano aggiudicati la proprietà della chiesa, la Regione mette per strada i cristiani ortodossi».

«Ma una soluzione, e mi rivolgo direttamente ad Attilio Fontana, a mio avviso ci sarebbe – conclude Gori –. Basterebbe chiamare padre Gheorghe e proporgli in uso la chiesa che, sempre attraverso l’Asst “Papa Giovanni XXIII”, la Regione possiede in via Borgo Palazzo, nell’area dell’ex ospedale psichiatrico. Non è molto grande, ma potrebbe andar bene ed evitare che i cristiani ortodossi si ritrovino senza un luogo di preghiera. Sempre che in questa vicenda Regione Lombardia voglia trovare delle soluzioni e non solo creare problemi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA