«Grazie, un aiuto
che ridà fiducia»

Il ringraziamento di un lettore che ha perso il lavoro ed è tra i primi beneficiari della card Soldo Strumento voluto dalla Diocesi per sostenere le famiglie messe in ginocchio dal Covid. «Così si riparte»

In questi giorni sono state consegnate le prime Mastercard «Soldo», carte di credito prepagate, strumento concreto pensato per sostenere le famiglie in difficoltà economica a causa dell’emergenza sanitaria. È proprio per promuovere la ripartenza in modo concreto, per evitare che un momento di crisi diventi l’inizio dello scivolamento nella povertà, che la Diocesi di Bergamo ha deciso, mentre si vivevano le giornate più drammatiche per il territorio, di aprire un fondo destinato ad aiutare chi finora non ha mai avuto bisogno di sostegno economico. Il fondo «Ricominciamo insieme» è dedicato infatti a nuclei che ora fanno fatica a pagare bollette, affitti, rata del mutuo, o anche ad arrivare alla fine del mese con l’acquisto dei generi alimentari. L’aiuto, che rappresenta una mano tesa, esprime la volontà della Chiesa bergamasca di stare a fianco di chi sta facendo fatica. Tra le prime persone a cui è stata consegnata la Card, un lettore de L’Eco di Bergamo che ha voluto testimoniare la sua gratitudine con una lettera alla redazione. Parole semplici, commoventi, in cui si racconta il peso della precarietà, che non toglie però dignità, speranza, voglia di ricominciare.

«Carissimi, scrivo a voi perché vorrei far arrivare alla Diocesi, al Vescovo e a tutti quelli che hanno voluto il progetto “Ricominciamo insieme”, il mio più sentito grazie. Sono, purtroppo, una di quelle prime famiglie alle quali è stata data la carta “Soldo”. Avrei preferito cercare di continuare a sbarcare il lunario in autonomia, ma purtroppo la pandemia ha colpito proprio mentre stavamo per tirare su la testa. Il lavoro appena trovato mi ha dato la gioia di un paio di mesi, poi tutti a casa. Non sapevo proprio dove sbattere la testa. Affitto, spesa, bollette. Tutti incubi che la notte non ci facevano dormire sonni sereni. Poi questo aiuto che non vuol dire, almeno per noi, “dormiamo sugli allori”; semplicemente l’abbiamo accettata come un respiro che la provvidenza ci ha voluto dare. Come a dirci “coraggio c’è qualcuno che ti pensa, ora rimboccati le maniche e fai meglio di prima”. Ieri ho potuto fare la spesa. In casa mancava tutto e se scrivo tutto, immaginate un frigo completamente vuoto. Una lavatrice ferma, una saponetta trasparente. In questi mesi potremo respirare e guardare alle nuove settimane con meno paura. Spero solo che finisca questa infinita cassa integrazione che ora ha il sapore di una scusa. Senza lavoro non ci può essere dignità! Concludo con queste parole che mi sono tornate alla mente: se ricevi ricorda, se doni dimentica. Grazie a chi ha voluto aiutare. Grazie a chi ha capito. Ieri abbiamo cenato con il sorriso».

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