Il manager e il giallo delle lettere d’addio
Indagini sulla morte del combattente

Il 53enne morto in Siria con i miliziani curdi aveva scritto alla famiglia: «Voglio farla finita in guerra».

Giovanni Asperti di Ponteranica, nome di battaglia Hiwa Bosco, partendo per la Siria ha forse cercato di verniciare di ideali un disagio che sentiva ultimamente dentro. Il fratello Stefano, preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, lo ha confidato sull’edizione de L’Eco di Bergamo di martedì: «Ho l’impressione che si sia trovato in un momento di forte vuoto nella sua vita personale e che per riempirlo abbia cercato qualche ideale in cui non credeva sino in fondo, ma che gli è stato sufficiente per portarlo a questa decisione». Non era tipo da ambienti che solitamente forniscono manovalanza internazionale al fronte curdo contro l’Isis: centri sociali, circoli anarchici, antagonisti. La Digos di Bergamo, dopo che ai primi di agosto - una volta ricevute le lettere rivelatrici del vero motivo del viaggio - la moglie e il fratello Stefano s’erano presentati alla questura di via Noli per sporgere denuncia di scomparsa, aveva avviato accertamenti approfonditi per capire se la partenza del 53enne fosse legata a una rete di reclutatori presente nella nostra provincia.

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