Il mondo politico e istituzionale a fianco del sindaco
A Bergamo i funerali di Alberto Gori

Commozione in un clima raccolto e sobrio ai funerali di Alberto Gori, in papà del sindaco di Bergamo, deceduto domenica 23 agosto all’età di 91 anni.

I funerali sono stati celebrati poco dopo le 10 di martedì 25 agosto nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, a Bergamo. Folta la rappresentanza del mondo politico, istituzionale e imprenditoriale del territorio, con anche rappresentanti delle forze dell’ordine locali.
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e la sua famiglia hanno raggiunto la chiesa accompagnando il feretro dall’abitazione di via Borfuro. Con lui anche rappresentanti della sua giunta e sul sagrato anche rappresentanti del mondo televisivo.

Nell’omelia monsignor Gianni Carzaniga, ha commentato la lettera di San Paolo («Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Nemmeno la morte è contro di noi») e il Vangelo delle Beatitudini («Chi è l’uomo riuscito e beato? È colui che custodisce il cuore, la mitezza, la pace, la giustizia; accetta la povertà non come miseria ma come rifiuto al voler prendersi tutto»). «Alberto – ha concluso monsignor Carzaniga - ha lasciato di sé il ricordo più bello perché ha saputo custodire nel suo cuore, gli affetti più cari, l’umiltà, la discrezione».
Oltre a monsignor Carzaniga, hanno concelebrato don Davide Pelucchi, delegato vescovile, don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo, don Giulio della Vite, Segretario Generale della Curia di Bergamo, don Gianluca Salvi, don Giovanni Gusmini e don Nicola Brevi.

Prima della benedizione del feretro, l’ultimo saluto terreno dei figli al loro padre. «È stata una persona retta, fin troppo seria – il ricordo di Giorgio Gori -: si è comportato bene per tutta la vita, ha voluto molto bene a mamma e a noi. Ci lascia l’eredità più bella: aver messo al centro della sua esistenza la famiglia».

«Siamo stati molto fortunati – dicono Andrea e Marco -: è stato un padre straordinario, era affettuoso, molto dolce, meraviglioso con tutti, in particolare con i nipoti».

Poi il coro delle Penne Nere dall’Ana di Almè ha intonato lo struggente canto «Il Signore delle cime» in onore di una famiglia di alpini (oltre ad Alberto, il padre Giovanni è stato storico presidente dell’Associazione nazionale alpini di Bergamo dal 1949 al 1969, ndr).
Alberto Gori è stato portato al Monumentale di Bergamo, dove nei prossimi giorni sarà eseguita la cremazione.

Nato l’8 marzo del 1929, figlio di Giovanni Gori (storico presidente dell’Associazione nazionale alpini di Bergamo dal 1949 al 1969), Alberto Gori studia al liceo Paolo Sarpi. Una strada seguita anche dal figlio Giorgio. Si sposa nel 1959, a 30 anni, con Mimma Gavazzeni. Dopo la laurea in chimica si trasferisce con la famiglia a Marghera dove lavorerà come impiegato alla Montedison.

Torna a Bergamo con la famiglia nel 1970 e qui continuerà a lavorare fino alla pensione. Oltre alla moglie Mimma e a Giorgio, lascia altri due figli: Andrea e Marco. Alberto Gori viveva in via Borfuro con la moglie.

Nelle rare occasioni in cui il sindaco ha svelato qualche particolare sulla sua famiglia d’origine, come in occasione di interviste a tutto campo prima degli appuntamenti elettorali, parlando dei suoi genitori Gori si è sempre definito proveniente «da una famiglia di media borghesia: mia mamma faceva l’insegnante d’inglese, mio papà era un impiegato della Montedison» aveva raccontato.

E il sindaco ne ha parlato anche pochi mesi fa, durante le settimane più drammatiche dell’emergenza coronavirus che ha colpito la città di Bergamo, raccontando il rammarico di non poter vedere i genitori, per non metterli in pericolo, e manifestando preoccupazione per la loro salute in quel periodo in cui gli anziani erano esposti ai rischi maggiori.

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