Il naufragio della motonave Oria
Toccante cerimonia in Grecia

La notte fra l’11 e il 12 febbraio 1944, la motonave Oria, partita da Rodi e diretta ad Atene con a bordo circa 4.200 soldati italiani destinati ai campi di concentramento nazisti, 60 militari tedeschi e 7 membri dell’equipaggio si infranse contro l’isolotto di Patroklos, nei pressi di Capo Sounio a causa di un’improvvisa mareggiata.

Nel naufragio che ne seguì perirono 4.115 militari italiani e più di cinquanta bergamaschi. Si narra che per mesi i flutti trasportarono a riva i cadaveri dei soldati ma che solo circa 250 furono seppelliti e, successivamente nel dopoguerra, traslati in Italia presso il Sacrario dei Caduti d’oltremare di Bari. Gli altri, tutt’oggi hanno nel mare la loro tomba.

Il naufragio della motonave Oria è certamente il disastro marittimo più grave della storia del Mediterraneo ed uno dei più gravi a livello mondiale. Nel 2014, le autorità greche del comune di Saronikos decisero di erigere un monumento e domenica 14 febbraio 2016, si è svolta una semplice quanto toccante e suggestiva cerimonia, in occasione del 72° anniversario della tragedia.

Alla cerimonia, presenziata dall’Ambasciatore d’Italia in Grecia Luigi Efisio Marras e dall’Addetto per la Difesa Col. Pil. Antonio Albanese, hanno partecipato le principali autorità religiose e delle municipalità di Lavrio e Saronikos, il vescovo di Atene Mons. Rossolatos e il vicegovernatore della Regione Attica Petros Filippou. Quest’ultimo, nel suo intervento, ha effettuato un parallelismo fra la tragedia dell’Oria del 1943 e tutte le altre tragedie del mare che ultimamente hanno reso tristemente noto il mare Egeo e Mediterraneo nel mondo, conseguenti al fenomeno dell’enorme flusso migratorio clandestino che sta interessando sia la Grecia che l’Italia.

L’Ambasciatore ha invece sottolineato come dalle ceneri della Seconda guerra mondiale si sia rafforzato il senso della medesima identità di due popoli, quello greco e quello italiano, uniti dalla condivisione dei medesimi valori e ideali. L’iniziativa delle autorità greche e dei singoli cittadini, che hanno voluto l’edificazione del monumento, è la più limpida dimostrazione che esistano valori umani e principi morali solidi e profondi che consentono di affermare che il legame fra Italia e Grecia va al di là di quello che possono rendere evidenti le mere relazioni fra i due Paesi e che certamente possono essere rafforzate. A testimonianza di ciò ha accennato alla recentissima visita ad Atene del presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, agli incontri che la stessa ha avuto con il presidente della Repubblica Prokopis Paulopoulos e il primo ministro Alexis Tsipras e alla visita svolta presso l’isola di Lesbos, ove l’Italia ha rischierato uno dei 3 assetti della Guardia Costiera Italiana impegnati nell’operazione Poseidon sotto l’egida dell’agenzia europea Frontex.

Dopo una breve celebrazione liturgica a cura del vescovo cattolico di Atene Mons. Rossolatos, le autorità hanno deposto una corona di alloro, compreso l’ambasciatore Marras e il colonnello Albanese, quest’ultimo a nome delle «Forze Armate Italiane». Nell’occasione, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del naufragio del piroscafo Oria ma anche dell’equipaggio dell’elicottero della Marina Militare Ellenica che il giorno 10 febbraio scorso ha perso la vita a causa di un incidente nelle acque dell’Egeo durante una missione di esercitazione.

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