Il papà di Luca: «Crediamo nella giustizia»
Agli amici del figlio: non cercate vendette

Le famiglie di Luca Carissimi e Matteo Ferrari alla camera mortuaria dei figli. Il dolore e l’invito alla calma. Sulla decisione del gip: «Non capiamo».

«Non capisco, non capisco. Io credo nella giustizia e ho fiducia nella giustizia, ma proprio non capisco». Con queste parole pronunciate con misura e voce calma, Marco, il papà di Luca Carissimi ha accolto la notizia degli arresti domiciliari e della riqualificazione del reato a omicidio stradale per Matteo Scapin, il trentatreenne che ha urtato in auto la Vespa 125 su cui viaggiavano Luca, 21 anni, morto poco dopo in ospedale, e l’amico di sempre Matteo Ferrari, 18 anni, spirato 30 ore dopo. Lo racconta l’avvocato Francesca Longhi, che il papà di Luca ha nominato per rappresentare la famiglia: «Ha reagito così, con calma e fermezza. E lo sguardo incredulo mentre gli parlavo: non ci credeva, diceva di non capire il perché di certe decisioni». Poi, racconta l’avvocato Longhi, ha subito chiamato gli amici di Luca e Matteo; li ha convocati, una ventina, e ha raccomandato loro di stare tranquilli: «Ricordate che nessuno deve cercare vendette, noi crediamo nella giustizia e alla giustizia ci affidiamo».

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