Il vecchio palazzetto volta pagina
Dallo sport all’arte, 50 anni di storia

Il palazzetto dello sport già in pensione? Sembra proprio di no. Il destino dell’edificio ribattezzato (poteri degli sponsor) PalaNorda è stato offuscato dai fantascientifici rendering di «Chorus life», la riqualificazione del quartiere ex Ote presentata dal patron di Gewiss Domenico Bosatelli: nuovo quartiere con 100 alloggi, un hotel, un’arena per gli eventi e un parco da 25mila metri quadri.

Eppure proprio nelle ultime settimane l’amministrazione, in silenzio, ha lavorato per valorizzare anche in futuro l’edificio ellittico di via Pitentino. Secondo le intenzioni di Palafrizzoni, diventerà la nuova galleria di arte moderna e contemporanea. «La strada è percorribile – afferma l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini –. Sono state fatte le valutazioni progettuali per capire se era una soluzione fattibile e cosa comportava adattare un edificio di quel tipo alle esigenze di una galleria d’arte. Abbiamo avuto risposte positive». Lo studio nelle prossime settimane verrà presentato alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo che era pronta a finanziare l’opera ai Magazzini Generali con un contributo di 4,5 milioni. Soluzione portata avanti dalla precedente amministrazione che non ha mai convinto la Giunta Gori per difficoltà infrastrutturali ma non solo.

A giugno Gori aveva detto che c’era «la disponibilità della fondazione a valutare una soluzione diversa rispetto a via Rovelli». L’incontro di novembre sarà quindi importante per capire se, visionato lo studio di fattibilità, i vertici della Fondazione confermeranno la disponibilità a dirottare i fondi nella ristrutturazione del complesso del Galgario. Il palazzetto avrebbe bisogno di un restyling pesante per essere in linea con i più moderni impianti sportivi. Quest’estate è stata sistemata la piccionaia, la tribuna a sbalzo sul lato sinistro che garantisce 350 posti in più. Ma l’ultimo intervento importante risale a cinque anni fa con la sistemazione del tetto che perdeva acqua. Risolto il problema delle infiltrazioni, si è proceduto negli ultimi anni solo con altri piccoli lavori che hanno garantito l’agibilità all’impianto che però funziona in deroga.

A 51 anni dall’inaugurazione quindi sono attesi nuovi lavori per adeguare il palazzetto alla nuova funzione. Siamo andati a ripescare dall’archivio de L’Eco qualche notizia sulla sua costruzione: «È un complesso a pianta ellittica, progettato dall’ingegner Giancarlo Eynard in collaborazione con il figlio Daniele, in cui il volume principale è costituito da un cilindro per l’arena sportiva (destinata a numerose attività, tra cui pallacanestro, pallavolo, tennis, scherma, pugilato e arti marziali), attorno al quale si aggregano corpi minori destinati ai servizi (ingresso, bar, uffici) e alle tribune, che sono rese accessibili attraverso scalinate esterne coperte. I primi progetti per il nuovo polo sportivo cittadino risalgono al 1959 e prevedono, sul sito poi occupato dal solo Palazzetto di Eynard, anche la realizzazione di piscine coperte. L’ipotesi viene però abbandonata, sia per mancanza di superfici sufficientemente ampie, sia per il contemporaneo lancio dell’iniziativa promossa dalla Italcementi che porterà Carlo Ravizza a costruire gli omonimi impianti alla Conca d’Oro».

Il palazzetto è stato inaugurato domenica 6 giugno 1965. Ecco uno stralcio del discorso pronunciato dall’allora sindaco Fiorenzo Clauser: «Lo sport moderno presenta delle deficienze non essendo riuscito ancora a creare sentimenti sociali collettivi – si legge su L’Eco di Bergamo del 7 giugno 1965 - mentre ha portato spesso al culto grossolano dell’astro di moda. Ciò è dovuto, in parte, al tentativo di troppa gente di considerarlo come uno spettacolo riservato a pochi eletti. È questo - ha aggiunto - un gravissimo errore perché nella civiltà moderna l’attività sportiva è giustificata soprattutto quando sia posta al servizio della solidarietà umana». Ha proseguito accennando ai doveri dello sportivo, ed ha inquadrato il problema delle sport come mezzo di educazione, destinato ad appartenere particolarmente alla gioventù. E il Sindaco ha concluso con le parole di De Coubertin: « Il maggior premio della vita non è la vittoria, ma la lotta; poco importa vincere l’essenziale è lottare con Coraggio», ed ha aggiunto «che la bella sede nella quale siamo riuniti diventi una grande palestra di civismo per le giovani generazioni bergamasche. Con questo voto, con questa speranza dichiaro oggi inaugurato il Palazzo dello Sport».

La pagina de L’Eco di Bergamo del 7 giugno 1965

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